Il resoconto del viaggio è quasi pronto.

Il racconto del viaggio "Cuore Grande: in moto per aiutare i bambini di Kiev!" è quasi pronto. Lo pubblicherò prossimamente sul mio blog e successivamente su alcuni siti internet amici.
Colgo l'occasione per ricordare a tutti voi di continuare, o iniziare per chi non lo ha mai fatto prima, a partecipare al progetto umanitario.
Con una piccola offerta all'associazione umanitaria "Amici dei Bambini" (www.aibi.it) con causale del versamento "Cuore Grande" è possibile aiutare alcuni orfanotrofi dell'Ucraina. Le strutture esistono, il personale è affidabile e i fondi vengono utilizzati per lavori utili ai bambini ospiti delle infrastrutture.
Credetemi, ci sono stato in moto lo scorso agosto e ho conosciuto i responsabili delle strutture.
grazie ancora a tutti!
a presto...
dario

la mia nuova "bimba"


ecco la nuova arrivata! E' magnifica, spero di poter andare lontano e di vedere nuove strade ed incontrare nuove persone.

Russia e oltre.."Cuore Grande: in moto per aiutare i bambini di Kiev!"









sono a mosca!

ebbene ci sono arrivato. che emozione essere vicino alla piazza Rossa con la propria moto.

il viaggio e' ancora lungo, 7.000km di strade e di avventura mi aspettano.









"gran canal" a San Pietroburgo









Tallinn (Estonia)









Io e la mia moto in una fase di relax in Polonia.








a presto..ciao

In viaggio! "Cuore Grande: in moto per aiutare i bambini di kiev!"








sono a kiev!




e` un viaggio duro ma pieno di emozioni. l`ltro giorno per superare la frontiera polonia ucraina ci ho messo un`ora. controlli spigolosi del passaporto, timbri su foglietti scritti in cirillico che non capivo il significato, poliziotti che mi osservavano e mi indicavano la fila da seguire con aria alquanto cattiva...l`altro giorno ho guidato circa 600 km in oltre 10 ore...tra pioggia, strade pessime, lavori, polizia che mi fermava ad ogni posto di blocco e mi chiedeva una tangente al fine di non elevare "multe salate" per infrazioni neanche commesse! ho dovuto dare il meglio di me al fine di non cadere nei loro ricatti! ore perse a contrattare e far finta di non capire. donne anziane e bambini ai bordi delle strade a vendere mirtilli e piccoli ortaggi coltivati negli orti per poter arrotondare e arrivare a fine mese, case fatiscenti con finestre rotte, carretti trainati da muli e cavalli ai bordi della carreggiata (che era una autostrada), tirs utilizzati dal vecchio esercito russo che emettevano un fumo cosi` nero che non riuscivo a vedere la strada quando sorpassavo.......questo e` il viaggio, questa e` la mia avventura, queste sono le emozioni e sensazioni che cerco. Il bello di vedere il mondo da dietro la visiera di un casco e sentire gli odori e l`atmosfera che si respira...







Ieri sono stato a visitare la casa famiglia di boyarka e un altro orfanotrofio. vedere tutti quei bambini soli, abbandonati mi faceva male al cuore. emozioni forti, di quelle che rimangono per sempre custodite nel mio cuore per tutta la vita. aver donato un sorriso e un minimo di speranza, anche se per un brevissimo momento, mi ha fatto sentire bene, felice, soddisfatto con me stesso. Tutti i sacrifici nell`organizzare il viaggio, trovare gli sponsors, superare i problemi durante il viaggio, la pioggia, la polizia corrotta, il caldo, il mal di schiena, i controlli alle frontiere....sparito tutto in un batter d`occhio! Entrare in contatto con la gente del posto, parlare con loro anche a gesti, sentire il vento in faccia, il sudore addosso, la fatica e quando arriva sera e ci si butta sul letto stanchi e distrutti, addormentarsi ripensando ai mille momenti della giornata appena trascorsa. non so se riesco a rendere l`idea, ma il viaggio deve essere un insieme di emozioni, di momenti, di incontri, di immagini che rimangono indelebili nella mente e nel cuore.

Ho bisogno di vivere questi tipi di emozioni. mi sento un uomo arricchito al ritorno di questi miei viaggi, un uomo diverso, che riconosce i veri valori della vita, le vere emozioni...



Non sono per niente preoccupato, me la so cavare abbastanza bene. e poi son sicuro che la fortuna aiuta gli audaci. L`altra sera sono arrivato a kiev che era quasi buio. per tutta la giornata avevo preso vento, pioggia, smog degli scarichi dei camion vecchi e scassati, ero stanco per gli infiniti posti di blocco della polizia, per la strada dissestata....e il bello doveva ancora arrivare. il mio contatto di kiev non c`era, significava che non avevo un alloggio per la notte. fortuna che valentina, la responsabile dei progetti umanitari in ucraina, mi ha aiutato a cercare un alloggio. siamo andati in una stazione della metro dove ci attendeva una signora anziana, con il bastone, un foulard in testa, in bocca aveva una gioielleria tanti erano i denti ricostruiti d`oro, e ci ha accompagnato a vedere un appartamento in periferia della citta`. Il palazzo era fatiscente, l`ascensore non funzionava (e anche se fosse stato efficiente non mi sarebbe neanche venuta l`idea di prenderlo!..sono rimasto gia` bloccato per quasi un`ora nell`ascensore dell`ostello di bratislava!!), ad ogni piano vi era una porta blindata. Finalmente arriviamo all`appartamento. che dire....non bellissimo, ma nelle mie precedenti esperienze sono stato in alloggi molto peggiori di questo. Il prezzo? l`equivalente di 100 euro per 3 notti per 2 persone. e cosi` ora sono in questo bel appartamento. Cucina, bagno e soggiorno con letto matrimoniale. ah dimenticavo, c`e` anche una specie di balcone chiuso dove appendo la biancheria lavata. Finalmente oggi ho lavato anche il jeans che ho utilizzato fino ad ora in moto. speriamo che si asciughi, altrimento domattina cosa mettero`? Lo faro` asciugare su di me in moto!! La moto e` parcheggiata in un parcheggio custodito 24h su 24. Non e` possibile lasciarla in mezzo alla strada...qui rubano tutto! Ho sentito dire di rapine agli stranieri e sulla strada che percorrero` domani e nei prossimi giorni in russia anche di veri e proprie imboscate! sara` vero? io credo sempre che le persone esagerino! cmq prestero` maggiore attenzione. Le strade che mi aspettano sono lunghi rettilinei in mezzo alla boscaglia, piene di buche (meglio definirli crateri!!), utilizzati da camion che risalgono al vecchio impero sovietico, carretti trainati da muli e cavalli, vecchi sidecars....


Mi aspettano ancora oltre 8000 km di strade e di avventure!



a presto.... dario

CUORE GRANDE: IN MOTO PER AIUTARE I BAMBINI DI KIEV!

Cari amici motociclisti e non,come state? Io benone. Mi chiamo Dario e con una buona parte di voi già ci conosciamo. Per questo motivo salterò la presentazione e inizierò direttamente a illustrarvi un mio progetto. Come alcuni di voi sanno, sono un grande appassionato di mototurismo nonostante possessore di una Hornet 900, moto non proprio adatta ai viaggi di lunga percorrenza!Sono alcuni anni che organizzo viaggi in giro per l’Europa e l’Africa durante le vacanze estive ed invernali, quasi sempre in compagnia della mia inseparabile moto e cercando di unire all’aspetto vacanziero dei viaggi, un aspetto umanitario. Circa un anno e mezzo fa vi ho contattato per chiedere di partecipare all’iniziativa “Cuore Grande: Pisa – Dakar…con una naked!”. Ho raggiunto con la mia Honda Hornet 900 il villaggio di Ngrarigne, un piccolo paese a circa 100 km a sud di Dakar, dove ho consegnato alcuni gadgets donati dalle Società sponsors (cappellini, matite, penne, palloncini, ecc.) (http://www.aiutareibambini.it/). Inoltre, con il ricavato dell’iniziativa è stato possibile costruire una sala mensa nella scuola elementare del villaggio (Il racconto e alcune foto sono pubblicate sui siti indicati affianco.
Con questa email desidero informarvi di una mia nuova iniziativa che da mesi sto pianificando. Il prossimo 1 agosto inizierò un viaggio in moto che ho intitolato: Cuore Grande: in moto per aiutare i bambini di Kiev!”. L’obiettivo finale è quello di donare ai bambini orfani dell’istituto di Bucha, una piccola cittadina agricola della provincia di Irpin, a nord-ovest di Kiev, i gadgets delle società sponsors e raccogliere fondi per il progetto. Il viaggio proseguirà alla volta di Mosca e San Pietroburgo. Tornerò in “Europa Occidentale” attraverso Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, ecc.Il progetto stavolta è effettuato in collaborazione con l’associazione umanitaria “Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini” di Mezzano di S. Giuliano Milanese (Mi) (sito internet: http://www.aibi.it/ ) che ha un progetto di assistenza nell’infrastruttura ucraina. La Fondazione “aiutare i bambini Onlus”, con la quale avevo collaborato per il progetto “africano”, ha terminato lo scorso anno l’unico progetto di assistenza in Ucraina.
Con la presente email, vi chiedo di sponsorizzare il progetto, consegnando dei piccoli gadgets (matite, penne, cappellini, ecc) o aderendo alla raccolta fondi.La mia idea è quella di rendere il più possibile pubblico il mio progetto, evidenziando l’aspetto umanitario. Desidero precisare che i fondi, che danno diritto anche a benefici fiscali, potranno essere versati direttamente sul conto corrente bancario o postale dell’associazione da parte degli sponsors e di tutte le persone interessate all’iniziativa, menzionando nella causale del versamento “In moto per i bimbi di Kiev”, senza quindi alcuna consegna di denaro al sottoscritto.Tutti i fondi versati con questa causale andranno a finanziare il progetto nell’infrastruttura ucraina (non mi piace chiamarlo “orfanotrofio”!).
Al mio arrivo a Bucha organizzerò una cerimonia simbolica di consegna del ricavato e consegnerò i piccoli doni ai bambini. Per questo motivo ho creato anche un volantino che allego alla presente e una brochure dell’associazione riguardante il progetto nel suo complesso.Il raid e la cerimonia di consegna del ricavato saranno documentati e oggetto di articolo su diversi siti internet dove saranno menzionate le Società che avranno aderito all’iniziativa umanitaria. L’associazione umanitaria si è resa anche disponibile a dedicare un’intera pagina del sito internet all’esperienza del viaggio ed a creare dei link di collegamento ai siti delle società sponsor del progetto nonché contattare alcuni loro amici giornalisti per rendere più visibile l’iniziativa.Mi auguro in una vostra massiccia adesione!Comunico, qui di seguito, il mio indirizzo email e recapito telefonico in modo da potermi contattare per qualsiasi informazione: Rollo Dario Email: dariorollo77@libero.it
A presto…un lampeggio a tutti! ...................Dario

Pisa-Istanbul..atraverso i Balcani..fino alla fine dell'Occidente!






Migliaia di chilometri fino alla porta d’Oriente attraversando i Paesi della ex Jugoslavia dove sono ancora tangibili gli spaventosi effetti della guerra.

Durante le fredde serate di inverno, chiusi a casa, si inizia a fantasticare su luoghi da visitare e strade da percorrere con l’inseparabile motocicletta all’arrivo della bella stagione. Si inizia a programmare, trovare informazioni, chiedere cataloghi alle agenzie turistiche. Ebbene anch’io agli inizi di gennaio ho iniziato a pianificare un viaggio “must”, cioè quello a Capo Nord! Ad un mese dalla partenza, dopo aver organizzato tutto, ho cambiato idea. Ho deciso di attraversare i Balcani sino ad arrivare ad Istanbul e tornare in Italia dalla Grecia imbarcandomi ad Igoumenitsa.

Anche quest’anno sto per iniziare un viaggio in moto lungo e faticoso, ma sono entusiasta di questa esperienza che sto per fare... è come se fosse per me la prima volta!

Dopo aver caricato borsa da serbatoio, baule rigido posteriore e zaino sul seggiolino passeggero, inizia il mio lungo viaggio. Parto da casa che fa tanto caldo! Seguo le indicazioni sulla SS 1 “Aurelia” direzione Viareggio – Massa e continuo per Sarzana, poi Aulla – Pontremoli sulla SS 62. Dopo 140 km sono sul Passo della Cisa. Proseguo sulla SS 62 fino a Fornovo di Taro e lì giro a sinistra per Noceto. Da quel punto seguo più le indicazioni stradali che la cartina (...non ho imparato tanto in topografia durante i miei studi!). Arrivato all’incrocio sulla SS 9 “Emilia”, imbocco direzione Fidenza e poi a destra per Busseto (visita alla casa di G. Verdi). Dopo 250 km arrivo a Cremona dagli zii. E’ la sera di ITALIA – Ucraina 3-0! Il viaggio inizia bene!
Cremona, una bella e tranquilla cittadina lombarda. Da visitare il Duomo, il museo Stradivari (famosissimo per i violini), salire sul Torrazzo e assaggiare il Torrone!

Parto sulla SS 10 direzione Mantova. Continuo sulla Statale direzione Padova. A Monselice prendo la SS 16 e poi l’autostrada direzione Venezia. Esco sulla tangenziale di Mestre. Di nuovo autostrada A4 direzione Trieste. Prima di uscire, mi fermo in autogrill per una piccola sosta e mangiare un panino (preparato dalla zia Pina che ringrazio!). Conosco 2 ragazzi che con i loro GS 1150 “full optional” stanno andando in Romania a fare off road. Riparto e dopo una mezz’ora, seguendo le indicazioni per il confine, entro in territorio sloveno dalla frontiera di Kozina. Con due colpi di gas lo attraverso e arrivo alla frontiera di Pasjak. Sono in Croazia: le coste frastagliatissime della Dalmazia fronteggiate da una miriade di isole grandi e piccole, fiumi, laghi, cascate, vegetazione rigogliosa e un mare meraviglioso mi aspettano! Accanto alla natura, i tesori artistici, segni dei popoli che vi sono insediati nel corso dei secoli, fra i quali emerge l’eredità culturale di Venezia e dell’impero asburgico. Continuo in direzione Opatija su SS 8 e poi per Rijeca. Arrivati in centro cerco un ufficio informazioni del turismo. Prendo una cartina della città e mi dirigo subito a trovare alloggio per la notte. L’Ostello della gioventù è un bel palazzo, vicino al centro, pulitissimo e il personale è molto gentile. L’unico inconveniente è che non c’è la possibilità di parcheggiare la moto all’interno, bisogna lasciarla in strada (OMLADINSKI HOSTEL – YOUTH HOSTEL RJIECA, Setaliste XIII. Divizije 23, tel: 051/406420 fax 051/406421, http://www.hfhs.hr/, rijeca@hfhs.hr. Letto in una stanza da 4 più tessera ostello colazione inclusa: 141 KN circa 20€). Da visitare a Fiume: il Convento domenicano di S. Girolamo, ex Palazzo del Municipio e Colonna dello stendardo, la Cattedrale di S. Vito, le rovine del castrum tardo antico, la Torre civica, l’Arco romano, ovvero la Porta vecchia, il museo marittimo e storico e quello dell’arte moderna e contemporanea.

Dopo una abbondante colazione parto sulla E65 “Magistrale Adriatica” direzione Zadar. Il paesaggio è magnifico. Il mare è leggermente increspato dato che la giornata è alquanto ventosa. A dir la verità fa anche freddo, infatti sono costretto a fare una sosta e indossare il sotto della tuta. Proseguo il mio viaggio e, dopo aver fatto rifornimento, scambiato qualche battuta con due coppie di motociclisti bergamaschi in giro per la Croazia, subito dopo il paese di Stanigrad Paklenica, una pattuglia della polizia mi ferma. Scambio due chiacchiere con il poliziotto che subito la situazione si fa seria. Mi chiama Mr. Dario e poi mi comunica in inglese che deve farmi un verbale per eccesso di velocità. Sono 500 KN (circa 70€) di multa! Se già al terzo giorno di viaggio inizio in questo modo, cosa succederà fino ad Istanbul? Rispondo di non avere quella somma di denaro a portata di mano e chiedo se è possibile chiudere un occhio. Il mio viaggio è ancora lunghissimo. Loro non ne vogliono sapere, ma dopo aver discusso non poco mi lasciano andare (il trucco c’è e non è quello di dare una mazzetta!). Saluto e ringrazio e dico a me stesso: “fortunato stavolta, ma fai attenzione in futuro!”. Supero Zadar, non dopo aver fatto una brevissima sosta. Una città sorta su uno stretto promontorio e quasi interamente circondata dalle acque. La città vecchia è visitabile solo a piedi, e questo fatto senza dubbio attira i turisti che amano ammirare in silenzio i suoi tesori artistici. Oltre alle vestigia romane (avanzi delle mura e di tre porte, il foro lastricato, circondato da portici con colonne e fiancheggiato da una basilica e dal Capitolium) notevoli sono la chiesa di San Donato, le chiese altomedievali di San Pietro e San Lorenzo e quella romanica di San Crisogono con pregevoli affreschi. La cattedrale di Sant’Anastasia conserva preziose opere pittoriche.
Dopo una guida divertente sulla E65 tra Biograd e Pakistane mi fermo su una bellissima spiagetta a fare un bagno rigenerante in un mare limpidissimo. Riprendo la corsa e dopo 40 km arrivo a Sibenik. Sono di passaggio, non ho tempo di visitare come si deve la città, mi concedo solo una rapida camminata per il centro storico che si apre in una delle più belle piazze della Dalmazia. Su di essa si affacciano da un lato la cattedrale gotica-rinascimentale di San Giacomo che conserva antichi arredi e sculture, e dall’altro la Loggia, ex municipio, a testimoniare i poteri religioso e civile. Il tutto è dominato dalla fortezza di Sant’Anna. Completo la visita del centro storico percorrendo le strade sulle quali prospettano pregevoli edifici borghesi e nobiliari in stile veneziano. Riprendo la mia compagna di viaggio e continuo sulla statale direzione Split incontrando panorami mozzafiato. Prestare attenzione in Croazia perché all’uscita delle città vi sono sempre e solo indicazioni per le autostrade (a pagamento!) e mai le strade statali, bellissime, piene di curve e…gratuite! Altri 60 km e arrivo a Trogir, una piccola località che conserva intatte le caratteristiche del borgo medievale. Da visitare il duomo di San Lorenzo che domina la piazza principale, il palazzo Cippico, l’imponente castello del Camerlengo ed il variopinto mercato presso la Porta di Terra. Ancora 25 km e sono a Split/Spalato. Fu l’imperatore Diocleziano a far costruire il palazzo dove si sarebbe ritirato dopo la sua abdicazione. Da buon soldato, egli volle che la sua dimora fosse costruita in base al rigido schema dell’accampamento romano. Il complesso occupava una superficie di 30.000 metri quadrati, ed era circondato per tre lati da una muraglia di 18 metri d’altezza e due di spessore, rinforzata da torri quadrate e ottagonali, mentre il lato meridionale si affacciava direttamente sul mare Adriatico. All’interno di questo imponente recinto si trovano, oltre al palazzo dell’imperatore, il tempio dedicato a Giove, le terme, il mausoleo dell’imperatore e altri edifici. Nei secoli il complesso perse le sue caratteristiche originarie. Il mausoleo divenne una cattedrale, il tempio di giove un battistero. Furono costruite chiese e palazzi dallo stile paleocroato al romanico, dal gotico fiorito al rinascimentale e al barocco. Oggi il centro è uno dei luoghi che l’Unesco ha dichiarato Patrimonio dell’Umanità.
Decido di non fermarmi perché l’ho visitata altre volte, ma se non l’avete mai vista, allora sostare la notte diventa obbligatorio!
Continuo la mia guida sulla litoranea in un avvicendarsi di stupendi scenari fatti di enormi rocce a sinistra e un mare cristallino a destra che sprigiona un profumo di freschezza. La strada costiera mi fa scivolare verso Makarska, nota cittadina turistica (può essere definita: “La Rimini della Croazia”!). Arrivato sulla strada che porta in centro, incontro tantissime persone che mostrano cartelli con scritto: Apartmani o Sobe. Affittano stanze presso le proprie abitazioni. Mi fermo a chiedere se hanno una stanza per la notte, ma mi accorgo ben presto che è difficile trovare qualcuno che è disposto ad affittare una stanza per una persona per una notte. I prezzi, per chi accetta, variano da 20 a 40€. Un pochino troppo solo per una stanza! Ad un semaforo vedo una signora che ha in mano un cartello. Le chiedo se ha una camera per la notte. Dopo aver contrattato il prezzo (più ci si spinge ad est e più bisogna farlo!) la seguo fino a casa (Becca Mila – Slikoma Gojoko 36). Una stanza singola con 2 letti e il bagno (2mq!!) in comune con altre 3 stanze senza colazione: 100KN circa 14€, il miglior prezzo che ho trovato e soprattutto è stata l’unica persona disposta a darmi una stanza per una notte. Vado in centro. Il lungomare è pieno di turisti e nella pineta lungo la spiaggia ci sono tantissimi locali e venditori ambulanti. L’atmosfera è veramente carina. Si nota subito di essere in un posto turistico. Incontro al porticciolo le 2 coppie di motociclisti bergamaschi con cui avevo chiacchierato la mattina al distributore. Stanno aspettando il traghetto per Sumartin. Ceno con una pizza, una coca cola e un tiramisù (45KN circa 6,30) poi faccio un altro giro in centro e vado a dormire. Domani mi aspetta un bella giornata e ho voglia di fare una sosta a Mostar.

Faccio colazione in un bar del centro con un gelato dalle dimensioni immense e un caffè (32KN circa 5€) per poi riprendere il viaggio. Sono in un tratto che è tra i più belli di tutta la costiera da percorrere in moto. Intorno alle 12.00 sono alla frontiera di Metkovic. Avrei potuto continuare dritto per circa 100 km lungo la E65, una strada dove le scogliere scoscese si fanno emozionanti e sarei arrivato a Dubrovnik che è senz’altro una cittadina da visitare. La città ha un bellissimo centro storico con delle superbe mura, magnifiche chiese e panorami, ma avendola visitata diverse volte, decido di dirigermi direttamente alla frontiera. Sono in Bosnia Erzegovina, dove iniziano a vedersi i segni della cultura musulmana, mescolati a quelli della fede cattolica. Mi fermo qualche istante a Mostar. Sosto tra le rovine di palazzi distrutti durante la guerra, ma il centro completamente restaurato è molto animato, pieno di turisti e il famoso ponte Stari Most è stato ricostruito. Riprendo la strada E73 direzione Sarajevo. Guido in mezzo alle montagne della Erzegovina, costeggio il fiume Neretva, attraverso paesi quali Jablanica e Konjic. I segni della guerra sono evidentissimi: case completamente distrutte, palazzi ancora scheggiati dallo scoppio delle granate, decine e decine di cimiteri nel centro dei piccoli paesi. Il cielo nero di nuvole che non fanno ben sperare mi suggerisce di indossare la tuta antipioggia. Arrivo a Sarajevo sotto una pioggia fastidiosissima. Non so perché, ma sono emozionantissimo! Chiamo alcuni amici conosciuti durante la mia lunga permanenza in questa bellissima città. Ogni volta che metto piede a Sarajevo comincio a pensare alle sofferenze di tutte quelle persone che hanno vissuto per 4 anni sotto un continuo bombardamento. Ricordo ancora le immagini catastrofiche che si vedevano nei telegiornali. Purtroppo il tempo passa e gli uomini dimenticano facilmente non imparando molto dalle sofferenze altrui e provocano altri orrori.
Riesco a trovare una stanza dietro lo stadio Kosevo. E’ in collina. Otto notti al prezzo di 100 KM circa 50€. Condivido l’appartamento con Elvis, un ragazzo bosniaco che frequenta la Facoltà di veterinaria presso l’Università di Sarajevo. Mi accorgo che la lampadina degli anabbaglianti è fulminata. La trovo facilmente in un negozio di ricambi.

Per arrivare in centro città basta seguire la via principale (chiamata ai tempi della guerra: “via dei cecchini”. Era sempre vuota perché molto difficile da percorrere senza che un cecchino posizionato sugli alti palazzi o sulle colline circostanti non facesse fuoco). Questa via finisce alla biblioteca nazionale tra chiese cattoliche ed ortodosse, moschee e una sinagoga. Il centro storico (Bascarsija) è un suk musulmano. Molto caratteristico per i piccoli negozi di artigianato (lavorazione del rame e del legno) e gli infiniti forni dove mangiare “burek” (pasta sfoglia salata con carne), “cevapi” (polpettine di carne con pane azzimo e cipolla bianca cruda) e krompirusa (stessa pasta sfoglia del burek ma con patate). Il centro è sempre affollato dalla mattina fino a tarda notte. La gente di Sarajevo ha voglia di stare fuori, incontrarsi, dimenticare gli orrori della guerra e recuperare forse quel tempo perduto. Incontrerete durante la visita della città delle macchie rosse sulle strade e sui marciapiedi. Indicano dove sono esplose granate che hanno provocato vittime!
Monte Igman e Bjelasnica: Dal centro città seguire indicazioni Ilidza poi sulla E73 direzione Mostar. Appena usciti dalla città di Sarajevo, dopo 15 km, all’incrocio semaforico, svoltare a sinistra per Hadzici – Igman. Proseguire dritto e si sale lungo la bella strada sul monte Igman, protagonista delle olimpiadi invernali Sarajevo 1984 e purtroppo anche dell’assedio della città da parte dei Serbi.
Attenzione: non abbandonare mai la striscia di asfalto soprattutto nelle zone di montagna intorno alla città in quanto ancora sono presenti migliaia di mine.

09/07/2006: Sarajevo: finale Coppa del Mondo – Guardo la partita insieme ad altri italiani che lavorano presso l’ambasciata italiana di Sarajevo seduto in un bar di fronte al teatro comunale. Alla fine…è festa!

Saluto Elvis, consegno le chiavi al padrone di casa che mi augura buon viaggio (sreta put) e mi dirigo alla mia solita panetteria (pekara) dove acquisto qualche dolce (che sarà la mia colazione come è successo negli ultimi 7 giorni!) e qualche panino (per pranzo!). Esco dalla città e dopo pochissimi chilometri ecco entrare in Repubblica Srpska dove regna l’alfabeto cirillico.
Dopo appena 18 km dall’uscita di Sarajevo piego in direzione Romanija. Giunto a Podromanija seguo per Sokolac. Il paesaggio è meraviglioso, l’asfalto non è male, il terreno è leggermente montuoso, pieno di curve ed è una gioia guidare. Attenzione però, gli automobilisti e soprattutto i camionisti hanno l’abitudine di sorpassare in prossimità delle curve. Mi sono trovato più volte macchine in controsenso che avevano occupato la mia corsia! Arrivato a Vaslenica svolto a destra per il confine. Nell’abitato di Milici vedo l’indicazione di Srebenica, il mio cuore si “blocca”. Mi dice di andare a visitare quel posto diventato tristemente famoso per uno dei più tremendi e brutali eccidi della storia! La strada diventa sempre più sconnessa, fino a quando, l’asfalto lascia spazio a terra rossa e poi ghiaia. Penso di essermi perso! Fortuna che ci sono tantissimi poliziotti lungo la via. Oggi c’è una cerimonia di sepoltura di 505 vittime della guerra trovate in fosse comuni durante alcuni scavi. Arrivo in una cittadina silenziosa, completamente distrutta e quasi del tutto abbandonata: Srebenica. Cerco di immaginare che tragedia sia stata durante la guerra. Si stima che ci siano state circa 10.000 vittime in quel villaggio, ma ogni giorno si scoprono altre fosse comuni! Superato “l’abitato” di Srebenica, mi dirigo verso Bratunac. Purtroppo non si può passare perché è in corso la cerimonia di sepoltura delle vittime in un cimitero che riempe un’intera collina. Ci sono centinaia di pullman e macchine, migliaia di persone tra cui anche alcune autorità (Avv. Carla Del Ponte).
Un poliziotto mi fa passare da dentro il parcheggio dei VIP così sbuco dall’altra parte della strada e posso continuare il mio viaggio. Arrivato a Bratunac, al primo incrocio semaforico piego a sinistra e dopo altri 28 km a destra sulla SS19 (ci sono le indicazioni per Belgrado…anche se è scritto in cirillico!)
Continuo dritto fino a Zvornik. Faccio una sosta a fare rifornimento carburante e mangiare del burek. Riprendo il viaggio e supero Razluk e Sepak ed ecco spuntare la frontiera. Devo eliminare davanti ai poliziotti la foto ricordo fatta pochi istanti prima, così mi timbrano il passaporto e mi lasciano passare. Attraverso un lungo ponte ed eccomi alla frontiera serba. La polizia di frontiera mi fa aspettare sotto un sole cocente e dopo un accurato controllo (numero del telaio della moto) finalmente posso passare. Svolto immediatamente a sinistra verso Loznica – Sabac, attraverso villaggi che mi portano indietro nel tempo (50 anni fa!). Sono deserti. Ma dove saranno tutti? Case fatiscenti, carretti trainati da muli o cavalli, piccoli e vecchi trattori. Al mio passaggio, quelle poche persone ferme ai bar o sull’uscio di casa mi guardano come se fossi un marziano. In effetti, non ho trovato neanche un motociclista straniero sino ad ora e le poche “moto locali” sono un pochino retrodatate! La strada è percorribile ma non a elevate velocità. Vi è la presenza di diverse buche e breccia. Le macchine che vedo parcheggiate sui viali sono quelle tipiche dell’Europa dell’est, quelle, ad intenderci, del vecchio blocco sovietico. Fa caldo! Percorro la S19 e arrivo a Sabac. Continuo in direzione Obrenovac – Belgrado. E’ un viaggio nel passato! Avrei potuto prendere l’autostrada, ma non si arriva fino qui per dare gas alla motocicletta e perdere così quegli odori della terra e quei magnifici paesaggi della vita quotidiana delle persone della Serbia popolare. Costeggio il fiume Sava e dopo 85 km eccomi a Belgrado.
Mi da subito l’impressione di una città molto viva. Arrivo in centro e fortunatamente un passante che parla italiano si avvicina e mi chiede se ho bisogno di aiuto. Dopo avermi spiegato la strada, un motociclista del posto (Mijan), con la sua moto si offre di accompagnarmi fino all’ostello. Il primo ostello è pieno, così il proprietario mi indica lo Sleepwell Hostel - Zmaj Jovina, n. 7, in pieno centro in una zona pedonale. La stanza è composta da tre letti, è pulita e c’è in comune una sala tv, cucina, bagno e la possibilità di utilizzare internet (2 notti: 2200 Dinari circa 26€).
La sera esco con Mijan ed altri amici. Andiamo in Strahinjca Bana St., un quartiere pieno di locali notturni e bella gente e poi in disco ai battelli (Park prijateljstva). A notte fonda sono a letto..che stanchezza! La vita notturna merita un’uscita, non importa quale giorno della settimana. C’è sempre gente, anche se il venerdì e sabato sono i giorni più pieni.

Belgrado è una città moderna ed europea. Kalamegdan, sopra il centro antico, è il forte cittadino teatro delle passeggiate dei belgradesi. Stari Grad è la parte più antica dove visitare i musei, in particolare il museo nazionale. Una passeggiata lungo Knez Mihailova fino alla piazza della Repubblica, poi quella Terazije e da lì iniziano 2 grosse strade: Kralja Milana dove sorgono il Parlamento della Repubblica Serba, il municipio, il palazzo presidenziale e centinaia di negozi e Bulevar Kralja Aleksandra per ammirare il Parlamento Federale, la chiesa di St. Mark e la piazza Nikole Pasica.

Dopo aver sistemato i bagagli parto seguendo il Boulevard Oslobodenja direzione Nis. Entro in autostrada A1-E75. Viaggio tranquillo, l’asfalto è ottimo. Ci sono tante indicazioni per diversi monasteri, ma decido di arrivare al più presto a Sofia. Arrivato a Nis imbocco la E80 che si snoda lungo il fiume Nisavana. E’ un disastro! Ci sono infiniti lavori al manto stradale che è stato completamente assente. Mangio tanta polvere sollevata da decine di tir e devo anche fare carburante. Mi fermo ad una specie di piazzola dove incontro una coppia (Alessandro e Vania) di Monastier (Treviso) che stanno andando in Grecia con la loro Drag Star 650 caricata come un mulo. Decidiamo di proseguire insieme. Neanche il tempo di inserire la marcia più alta che inizia a piovere sempre più forte. Indossiamo la tuta antipioggia e ripartiamo sotto l’acqua. Io continuo a preoccuparmi per il carburante. Macino chilometri ma di stazioni di servizio neanche l’ombra. All’improvviso vedo un cartello che indica “fuel – 7km”. Le strade con Ale e Vania si dividono, ma non per molto. Percorro una via disastrosa. Prendo tante buche ma spero di non rompere nulla, altrimenti son problemi! Faccio benzina e arrivo al centro di Pirot. Trovo una paninoteca dove consumo il mio pranzo (un panino molto buono con una specie di frittata alle verdure e una coca). Riprendo la corsa e dopo neanche 30 km sono in frontiera. Nel frattempo avevo rimosso e poi indossato nuovamente l’antipioggia. Questo tempo che cambia all’improvviso!
Attraverso con la moto una buca piena di liquido disinfettante. In frontiera bulgara mi controllano il passaporto, registrano il mezzo sul loro data base e successivamente avviene il controllo doganale. Mi lasciano passare senza alcun problema. Appena fuori dalla frontiera incontro nuovamente i miei “amici di viaggio” (Ale e Vania). Continuiamo insieme fino a Sofia. Le strade sono “rattoppate”, si trovano immensi crateri all’improvviso: fare attenzione!
Arrivo a Sofia. La prima impressione è quella di una brutta città. Palazzoni fatiscenti, strade rovinate, venditori ambulanti sui marciapiedi a vendere poche mercanzie. Percorro Europa Boulevard e arrivo in centro. Trovo un ufficio informazioni turistiche e chiedo una cartina della città. Mi reco in un ostello che avevo trovato su internet durante la pianificazione del viaggio. (TS Hostel – Tzar Simeon str. 63 – traversa di Maria Lousia blvd.- posto letto in stanza da quattro con bagno in comune sul piano 9€ a notte). Parcheggio la moto all’interno del palazzo (la reception è aperta 24 ore su 24, quindi la moto è al sicuro!) e dopo aver fatto una bella doccia esco e percorro boulevard Maria Luisa fino a Vitosha Blvd. Sono in centro. C’è una nettissima differenza tra il centro città e la periferia. Torno in ostello che sono, al mio orologio, le 23,30. Mi accorgerò il giorno seguente che avrei dovuto spostare la lancetta un’ora in avanti!

Sofia ha delle origini antichissime e una storia tormentata. Ora è una città moderna, vivace e ha un’intensa vita culturale. Da visitare la cattedrale Alexander Nevsky che fu costruita in onore dello Zar russo Alexander II “lo Zar liberatore” che liberò la Bulgaria dalla dominazione turca. L’architetto russo Pomerantsev costruì la cattedrale in un tipico stile neo-bizantino, stile che era molto di moda nella Russia del 19° secolo. I marmi posti all’entrata provengono da Siena e Massa. Il centro della parte est è dominato oltre che dalla cattedrale, dalla Statua di Sofia alta 24 metri eretta nel gennaio 2001, ma anche dai palazzi governativi in stile stalinista (il Parlamento, il Palazzo dei Ministri, la Presidenza e la Banca Nazionale). Una visita obbligatoria alla chiesa Boyana, uno dei più significativi monumenti storici della capitale bulgara datata 13° secolo e dichiarata dall’UNESCO patrimonio dell’umanità.
Una visita la merita anche la chiesa russa di St. Nikolai, quella di St. Petka Samardzhiiska, St. Sofia e St. George e per i patiti di calcio una passeggiata nel parco Borisova Gradina dove vi sono il nuovo e il vecchio stadio dello Levski Sofia.
Sofia è piena di erotic bars, discoteche e servizi escort…non si sa mai!

Saluto il personale dell’ostello (fino ad ora tutte le persone che ho incontrato sono state sempre gentilissime e hanno voluto parlare del mio viaggio in moto) e mi dirigo in centro a scattare le ultime foto e poi lungo Tsarigradsko Shosse Blvd seguo le indicazioni che mi portano sulla A1 verso Plovdiv. Mi fermo in periferia e trovo una panetteria. Tutti mi guardano stupiti. Compro diversi dolci e tipi di pane e riparto ma devo trovare un ufficio postale per inviare le cartoline. A Plovdiv finisce “l’autostrada”. Continuo sulla E85. Anche qui, come in Serbia, trovo sulle strade decine e decine di carretti trainati da muli e cavalli. Attraverso paesi dove l’unico centro di ritrovo per la gente del luogo è un vecchio bar sulla strada principale (ed unica!). Arrivo a Svilengrad, ultimo paese prima della frontiera con la Turchia. Riesco a trovare, con molta fatica, un ufficio postale e compro i francobolli che mi costano di più rispetto al prezzo stampato... sarà che forse sono straniero?! Pochi chilometri ancora e sono alla frontiera. Nessun problema per quella bulgara mentre in quella turca i controlli dei documenti, l’apposizione del visto (10€), la registrazione del mezzo sul passaporto mi fanno perdere più di un’ora. E poi, è il giorno dopo la sentenza di “Moggiopoli” e tutti i poliziotti turchi mi chiedono della Juventus, Fiorentina, Milan e Lazio. Conoscono benissimo il nostro calcio. Chissà cosa avranno pensato alla sentenza di 2° grado?! “I soliti italiani!” Meno male che ci salviamo con la Nazionale Campione del Mondo.
Uscito dalla frontiera prendo la magnifica autostrada a tre corsie E8 direzione Edirne. Non si vede alcuna macchina e neanche un distributore di benzina. Consiglio di fare rifornimento in Bulgaria per due motivi: assenza di distributori in autostrada fino a Istanbul, la benzina costa molto meno che in Turchia! Sono emozionantissimo. Sto per arrivare alla mia agognata meta, quella immaginata da mesi, sognata durante le notti prima della partenza, sospirata durante i momenti di stanchezza e difficoltà.
Inizia a piovere. Indosso la tuta antipioggia. Più mi avvicino a Istanbul, più il traffico si fa intenso sino a quando a circa 30 km dalla metropoli il traffico si fa spaventoso. Sorpassi da destra, sinistra, cambi di direzione improvvisi senza l’utilizzo delle frecce, soste a bordo strada, infinite strombazzate di clacson…
Avevo letto della guida un pochino spericolata dei turchi! Allora ho deciso anch’io di adeguarmi alla situazione mettendo in pratica le mie capacità di guida apprese nel sud Italia. Mi son trovato benissimo e a chi si lamenta della guida dei turchi dico: “che tornasse ad una scuola guida, ma non in un paesetto al confine svizzero!”.
Comincio a pensare che sarà molto difficile arrivare in centro. Non so assolutamente niente e soprattutto non ho neanche una cartina della città. Chiedo informazioni ad alcune persone ferme a bordo strada e mi danno indicazioni in turco, a me incomprensibili, per raggiungere la moschea blu. Consiglio di chiedere più informazioni per lo stessa destinazione. Le indicazioni cambiano da persona a persona!
Riesco a raggiungere il centro di Sultanahmed. Trovo un ufficio turistico e mi faccio dare una mappa della città. Vado subito alla ricerca di un ostello. Alle spalle della Moschea Blu vi è via Akbiyik che è piena di ostelli e alberghi molto economici. Sono in mezzo alla strada che si fanno incontro diverse persone che mi dicono di entrare nel loro ostello. Contratto il prezzo e il posto letto è trovato (Sydney Hostel – Akbiyik Cad. Cankurtaran Mah. 42 – Sultanahmet – tel. +90 212 518 66 71. I prezzi non sono fissi. Devono essere contrattati. Posto letto in stanza da 8 colazione inclusa: il prezzo varia da 7 a 10 € a secondo della bravura del cliente).
Il tempo di fare una doccia, sistemare i bagagli e sono subito a fare un giro per il centro. Visito la moschea Sultanahmet chiamata moschea Blu, situata vicinissimo all’ostello, la basilica di Santa Sofia e il parco intorno al palazzo Topkapi, da dove si osserva un magnifico panorama della città, del Bosforo con un andirivieni continuo di petroliere e navi mercantili, del Corno d’Oro e del ponte che collega i due continenti: Europa ed Asia!

Un piede in Asia e l’altro in Europa, Istanbul è situata a cavallo di due continenti. Nel cuore della città, lo stretto del Bosforo riunisce il Mar Nero, il Mar di Marmara ed il Corno d’Oro.
Avendo solo due giorni per la visita della città, decido di fare un tour organizzato della durata di 10 ore (pranzo incluso). Alle 9 sono davanti l’agenzia turistica dove conosco i miei amici di giornata: una coppia canadese. Siamo solo in tre. Pochi minuti e arriva la nostra guida. Saliamo su un pulmino con aria condizionata (ci voleva!) e andiamo a visitare il palazzo di Dolmabahce costruito nella metà del XIX secolo dal sultano Abdulmecit I, che si estende lungo la riva europea del Bosforo. L’immensa sala ricevimenti con le sue 56 colonne ed il suo enorme lampadario di 4 tonnellate e mezza con 750 luci, affascina sempre i visitatori. Continuiamo nel centro di Galatasaray dove visitiamo l’hotel Imperial famoso in quanto i passeggeri dell’Orient Express facevano sosta proprio qui. La stanza n. 224 era quella di Agatha Christie. La visita continua alla torre di Galata, costruzione genovese del 1348, che si eleva a 62 m. dal suolo. Dall’alto, il panorama sul Corno d’Oro ed il Bosforo è straordinario. A piedi ci dirigiamo nel quartiere di Beyoglu dove visitiamo il Cicek-Pasaji, una bella galleria piena di ristoranti dove fermarsi a gustare le specialità gastronomiche, soprattutto quelle di pesce accompagnate da un “raki”, liquore forte ed aromatizzato all’anice. E’ tempo di pranzare così torniamo verso l’agenzia dove mangiamo in un ristorantino familiare. Zuppa, carne, insalata e infine il solito thè.
Riprende il tour sempre a bordo del pulmino verso le Mura che si estendono su 7 km, dal mar di Marmara al Corno d’Oro. Queste mura erette durante il regno dell’imperatore Teodosio II (V sec.), sono state restaurate parecchie volte e fanno parte del patrimonio culturale mondiale censito dall’UNESCO. Arriviamo alla moschea di Eyup, che si trova all’esterno delle mura della città vecchia, vicino al Corno d’Oro, nel posto ove si suppone che Eyup, il porta – stendardi del profeta Maometto, sia stato ucciso durante l’assalto di Istanbul nel 670. Prima moschea costruita dopo la conquista ottomana della città, è un luogo di pellegrinaggio venerato e frequentato da numerosissimi fedeli che sperano che i loro desideri vengano esauditi. Nelle vicinanze, in cima alla collina, vi è il caffè Pier Loti che è un posto meraviglioso per godere della tranquillità di questi luoghi. Prendiamo la cabinovia che ci porta dalla cima della collina sulla riva del Corno d’Oro dove ci imbarchiamo su un piccolo battello. Ha inizio la nostra indimenticabile “crociera”. In un soggiorno ad Istanbul è “obbligatorio” fare un’escursione sul Bosforo, questo stretto sinuoso che separa l’Europa dall’Asia. Le sue rive offrono un miscuglio di passato e di presente, di splendore grandioso e di bellezze naturali. E’ impressionante vedere la città “dall’acqua”! Gli alberghi moderni si elevano accanto agli Yali (ville di legno in riva al mare), i palazzi di marmo bianco accanto alle rudi fortezze di pietra, le abitazioni eleganti accanto ai piccoli villaggi di pescatori, ed in mezzo a tutto si vedono spuntare gli infiniti minareti. Passiamo sotto il ponte del Bosforo, uno dei più grandi ponti sospesi del mondo. E’ emozionante! La nostra traghettata lungo la costa asiatica e quella europea è al termine. Una giornata davvero interessante. Ceno presso il Margherite Restaurant di Muzaffer Dede (Akbiyik Cad 42/1 – Sultanahmet) che si trova sotto l’ostello. Muzzafer, Victor per gli amici, è un ragazzo appassionatissimo di moto e vorrebbe fare un viaggio fino in Svizzera attraversando anche lui i Balcani come ho fatto io. Abbiamo parlato tutta la sera su come organizzare il viaggio, cosa portarsi dietro, dove trovare le informazioni sui documenti necessari, ecc. bevendo thè e fumando il narghilè. Le sensazioni che si provano in questi momenti sono quelli di libertà, di amicizia e di solidarietà. E mia madre che mi chiedeva prima del viaggio: “Perché fai sempre questi lunghi viaggi da solo?” Io le ho risposto: “Io ho bisogno di vedere il mondo, non solo una parte, ho bisogno di incontrare nuove persone, diverse da noi, con le quali confrontarmi, scambiare opinioni. Non preoccuparti, non sarò mai solo”. Sono le serate come queste, belle ed indimenticabili, che ti fanno apprezzare il viaggio e ti fanno dimenticare le tante difficoltà.

Faccio colazione a base di pomodori, cetrioli, uova lesse e pane e poi inizio il mio tour con l’aiuto della mappa. Entro nel palazzo Topkapi che sorge su un promontorio ove confluiscono il Bosforo, il Corno d’Oro ed il Mar di Marmara. E’ un labirinto di costruzioni ed era il centro del potere dell’Impero Ottomano tra il XV ed il XIX secolo. In questo ricco ambiente i sultani e le loro corti vivevano e governavano. Il primo cortile racchiude un magico giardino boscoso. Sulla destra del secondo cortile, ombreggiate da cipressi e platani, le cucine del Palazzo custodiscono oggi le collezioni imperiali di cristallo, d’argento e di porcellane cinesi. Sulla sinistra l’Harem, quartiere separato delle mogli, delle concubine e dei figli del sultano. Il terzo cortile contiene la Sala d’Udienza, la Biblioteca di Ahmet III, una esposizione di costumi imperiali dei Sultani e delle loro famiglie, i famosi gioielli del Tesoro ed una inestimabile collezione di miniature di manoscritti medievali. In questo “Santo dei Santi”, il padiglione del Mantello Sacro conserva le reliquie del Profeta Maometto, riportate ad Istanbul quando gli Ottomani assunsero il califfato dell’Islam.
La visita continua oltre che a Santa Sofia e alla moschea Blu, alla moschea imperiale di Fatih, costruita tra il 1463 e 1470 e che porta il nome del conquistatore ottomano di Istanbul: Fatih Sultan Mehmet, di cui custodisce il mausoleo. Si erge su un’altra collina della città. Mi dirigo ad un’altra moschea, quella imperiale di Suleymaniye. Le cupole e i quattro minareti slanciati dominano l’orizzonte della riva ovest del Corno d’Oro. Edificata tra il 1550 e 1557 da Sinan, celebre architetto dell’età d’oro ottomana, è considerata come la più bella di tutte le moschee imperiali di Istanbul. Dopo una breve visita della torre Beyazit, alta 85 m, che è stata costruita nel 1828 da Mahmut II come torre per l’avvistamento degli incendi ed oggi si eleva sul campus dell’Università, ecco finalmente entrare nel Gran Bazar di Kapali Carsi. E’ un labirinto di strade e passaggi che ospita più di 4.000 negozi, i cui nomi ricordano l’epoca ove ogni mestiere aveva il suo quartiere: via degli Orefici, via dei Mercanti di tappeti, via dei fabbricanti di papaline. Questo bazar rimane ancora oggi il centro commerciale della città vecchia, conveniente a tutte le tasche e a tutti i gusti. L’artigianato turco propone un insieme di incantevoli regali e souvenirs: celebri tappeti, splendide ceramiche dipinte a mano, oggetti di rame e di ottone, pipe di schiuma di mare e gioielli d’oro che abbagliano i passanti. Esco dal bazar che è quasi tramonto, mi fermo sulle rive del Bosforo per ammirare la luce rosseggiante che si riflette sulle finestre delle case di fronte e capisco perché gli uomini hanno scelto secoli fa questo incantevole luogo. In questi momenti Istanbul è indubbiamente una delle più splendide città del mondo.

Dopo aver salutato calorosamente gli amici conosciuti durante la mia permanenza, parto. Penso di uscire dalla città in modo molto semplice, seguendo le indicazioni per l’aeroporto, invece mi perdo nel caos del traffico e sbaglio completamente direzione. Allungo solo di 70 km! Finalmente, dopo aver chiesto conferma ad un tassista, imbocco la strada giusta. Direzione aeroporto e poi Edirne – Tekirdag – Ipsala. Nel percorrere i 100 km fino a Tekirdag vengo fermato dalla polizia ben 4 volte. Tutte le volte controllano il libretto di circolazione, il passaporto e la patente. In modo spedito arrivo in frontiera con la Grecia. Il passaggio avviene senza grossi problemi. Prendo l’autostrada E90 ed esco dopo circa 190 km ad Asprovalta dove Ale e Vania (la coppia di motociclisti conosciuta tra la Serbia e la Bulgaria) mi aspettavano. Ci incontriamo e ci raccontiamo i nostri viaggi. Ceno e pernotto da loro. Veramente gentili..grazie!

Dopo aver ricevuto le migliaia di informazioni sulla strada da seguire da parte del Sig. Angelo Vazzoler, padre di Ale, per arrivare alle Meteore, luogo che mi hanno vivamente consigliato di visitare (e avevano ragione!), accendo il motore. Prendo la S2 direzione Thessaloniki, in quanto l’autostrada è in fase di completamento, e guido ammirando un paesaggio meraviglioso lungo il lago Limni Volvi prima, e il lago Koronia poi. Arrivo all’entrata di Thessaloniki e seguo per l’autostrada E90 direzione Athina (Atene). L’autostrada è a pagamento, ma non per le moto! Anche in Bulgaria non ho dovuto comprare la “vignette”, una specie di bollino per utilizzare le autostrade. Vale solo per i motori con 4 o più ruote! (Possibile che solo in Italia una moto paga come un tir con rimorchio senza avere alcun servizio e con le strade che sono peggiori di quelle che ho percorso fino ad ora?). Arrivo a Larissa ed esco alla quarta ed ultima uscita della città. 60 km sulla E92 e sono a Trikala. Mi fermo a mangiare un panino in uno dei tanti venditori ambulanti che si trovano lungo queste strade. Non ho grossa scelta: panino con salsiccia e patatine! Continuo sulla E92 fino a Kalampaka da dove si inizia ad ammirare lo stupendo panorama delle Meteore. C’è una strada che porta in cima a queste strane montagne sulle quali, nel passato, i monaci ha costruito diversi monasteri, del tutto ristrutturati, che si affacciano a picco sulla valle. La guida è divertentissima anche se bisogna fare attenzione ai tanti bus di turisti che arrivano da ogni parte del mondo per ammirare queste bellezze naturali. Acquisto qualche souvenirs e subito riparto dando gas in modo da arrivare in serata a Igoumenitsa e cercare di imbarcarmi. La strada è sempre la E92 direzione Ionnina. E’ una strada di montagna, piena di curve e paesaggi che lasciano senza respiro. Sarebbe da fare con tranquillità, ma io non ho tempo e sono in sella alla mia motocicletta da 600km, la maggior parte su strade statali, e non so a che ora partiranno i traghetti per l’Italia. Alle 20 sono a Igoumenitsa. Un traghetto per Brindisi parte alle 24.30 perché in ritardo. Il tempo di mangiare un gelato, ripensare a questo magnifico ed indimenticabile viaggio con la mia inseparabile moto che vedo attraccare il traghetto. Mi imbarco e mi sistemo su un divano. Quando aprirò gli occhi il giorno seguente mi accorgerò di essere tornato in Italia, ma i giorni passati non sono stati un sogno… è stato tutto realtà! Dopo un’ora ero a casa dove i miei genitori mi aspettavano ansiosi! Il mio viaggio in giro per i Balcani è terminato ma non le mie vacanze che continuano per altri 8 giorni sulle magnifiche ed incantevoli spiagge del Salento prima del mio rientro “sotto la Torre”!
Un viaggio, tante emozioni, tanti sogni, tanto divertimento… insomma, un altro ricordo da custodire per sempre nel mio cuore!


Bloc notes – Informazioni utili

Mangiare: in tutti i Paesi attraversati è sempre stato possibile trovare un piccolo ristorante che proponeva menu locali a base di carne o pesce a prezzi abbordabilissimi. In Bosnia Erzegovina assaggiare il burek e i cevapi.
Dormire: Nessun problema per trovare alloggio. Ho dormito presso ostelli e stanze private a prezzi veramente convenienti.
Cartine geografiche: Atlante stradale dell’Istituto Geografico DeAgostini “Viaggia l’Europa” 1:800.000 (Croazia, Slovenia, Grecia, Bosnia - Erzegovina, Serbia e Montenegro, Albania, Macedonia, Bulgaria, Romania)

Croazia:
Documenti: carta di identità o passaporto
Carburante: benzina verde 95 ottani: 7,3 HRK/lt
Moneta: kuna (1€ = 7,26 HRK circa)
Limiti di velocità: città 50km/h – altre strade 90km/h – superstrada 110km/h – autostrade 130km/h.
Fuso orario (rispetto all’Italia): 0
Bosnia – Erzegovina:
Documenti personali/moto: passaporto, Carta Verde (assicurarsi che la casella relativa a questo Paese sia barrata)
Carburante: benzina verde 95 ottani: 1,98 KM/lt
Moneta: marco convertibile (1€ = 1,9558KM) – cambio fisso
Limiti di velocità: città 50 km/h – altre strade 80 km/h – superstrada 120 km/h – autostrade ? km/h (io non ne ho viste!!).
Fuso orario (rispetto all’Italia): 0
Serbia:
Documenti personali/moto: passaporto – Carta Verde
Carburante: benzina verde 95 ottani: 89 YUN/lt
Moneta: dinaro (1€ = 87,48 CSD circa)
Limiti di velocità: città 50km/h – altre strade 80km/h – superstrada 100km/h – autostrade 120km/h.
Fuso orario (rispetto all’Italia): 0
La “Carta Verde” è riconosciuta in tutto il territorio della Serbia e Montenegro, ma non in Kosovo. Le autorità in frontiera attribuiscono grande importanza al timbro di ingresso che viene apposto sul passaporto all’arrivo, in assenza del quale si potrebbe venire accusati di immigrazione clandestina.
Bulgaria:
Documenti personali/moto: passaporto che abbia almeno 6 mesi di validità residua al momento dell’entrata nel Paese – Carta Verde
Carburante: benzina verde 95 ottani: 1,89 BGN/lt
Moneta: nuovo leva (1€ = 1,95 BGN circa)
Limiti di velocità: città 50km/h – fuori città 80km/h - autostrade 100km/h.
Fuso orario (rispetto all’Italia): + 1
Dal 1° gennaio 2007 la Bulgaria entrerà a far parte della UE.
Per circolare in autostrada i veicoli devono essere muniti del contrassegno (Vignette), ciò non vale per le motociclette!
Turchia:
Documenti: passaporto e visto (10€) da pagare in frontiera – Carta Verde e registrazione del mezzo sul passaporto.
Carburante: benzina verde 95ottani: 3,10 YTL/lt (costa più che in Italia!)
Moneta: Nuova Lira Turca (1€ = 1,98YTL circa) – Accettano l’euro ovunque, ma attenzione al cambio praticato!
Limiti di velocità: città 50km/h – fuori città 70km/h - autostrade 80km/h.
Fuso orario (rispetto all’Italia): + 1
Grecia:
Documenti: carta di identità – Carta Verde
Carburante: benzina verde 95 ottani: 1,15 €/lt
Moneta: Euro
Limiti di velocità: città 50km/h – fuori città 80km/h – autostrade 130km/h.
Fuso orario (rispetto all’Italia): + 1

La patente italiana è valida in tutti i Paesi.

VARIE: Per godere appieno del mare croato e quello greco, visitare con più tranquillità le capitali e magari arrivare sul mar Nero per trascorrere qualche giorno, occorrono circa 4 settimane (escluso il periodo sulle belle spiagge salentine!). Se ci si accontenta di una visita veloce dei luoghi allora bastano 2 settimane.

Special thanks:

“G.C. Officina Moto”:
Gabriele ed Alessandro che mi ha seguito per la formazione in ambito meccanico e tecnico nell'intento di prepararmi ad intervenire sulla moto durante il viaggio anche in condizioni di guasto improvviso;
Ing. Ferrino per il forte sconto praticato per l’acquisto di materiale outdoor e la Sig.ra Savoretto per la velocità con la quale ha evaso l’ordine e la sua disponibilità e professionalità;

Giuseppe e Pierpaolo, i miei fratelli, che mi hanno sempre tenuto aggiornato sulle condizioni meteo e sui principali avvenimenti in Italia e nei Paesi attraversati.

Itinerario romantico...per gli altri, io viaggio da solo!

Migliaia di chilometri fino a raggiungere l’affascinante Praga attraverso le altissime Alpi austriache, la misteriosa Bratislava, la zona termale della Repubblica Ceca e infine guidando lungo una parte della Romantische strasse e la val Engadina.

“Un viaggio, tante emozioni, tanti sogni, tanto divertimento…un altro ricordo da custodire per sempre nel mio cuore!”

Sono davanti casa, i bagagli sono sistemati sopra la mia Hornet 900 e sono pronto per affrontare, come tutti gli anni, il mio viaggio “estivo” quando, girata la chiave e schiacciato lo starter, il motore comincia a darmi qualche problema. Il rumore non è quello che ho sempre desiderato di sentire… qualche cilindro non vuol funzionare stamattina! Sarà per caso una candela sporca? Nonostante tutto mi metto alla guida, e dopo alcuni chilometri fatti a velocità di lumaca, all’improvviso, il motore si sblocca e inizia a correre forte, sempre più forte. Evviva, la mia vacanza sta per avere il via!
Questa “specie di racconto” non vuole essere una guida o un diario pieno di informazioni sui posti visitati, bensì un racconto di emozioni provate e qualche consiglio utile per chi vuole intraprendere un viaggio (in moto e non!) da queste parti.
Guido tranquillo in direzione di Firenze sotto un cielo nuvoloso che ha fatto abbassare la temperatura. Spero che migliori, altrimenti sarò costretto ad indossare qualche indumento più pesante! Arrivato a Firenze, mi immetto in autostrada e seguo la direzione di Bologna e poi di Verona. I trasferimenti autostradali mi annoiano tanto. Per passare il tempo cerco sempre un diversivo. Per esempio, quando viaggiavo in Germania leggevo le targhe delle automobili e cercavo di indovinare a quale provincia appartenessero e lo stesso facevo in Italia con le targhe vecchie, ma ora che son cambiate, cosa faccio per svagarmi? È un martedì di metà luglio e traffico non ce n’è poi così tanto. Arrivo all’altezza di Rovereto e decido di uscire. La mia tappa di oggi è Bolzano a casa di un amico. Visito il cimitero monumentale di Rovereto e poi continuo sulla statale che porta a Trento. Mi fermo nel capoluogo trentino e faccio un breve giro per il centro…. niente male! Riprendo la mia motocicletta ed eccomi guidare tra montagne che diventano sempre più alte e che incutono un pochino di timore a chi è un uomo di mare come me! La mia guida rilassata prosegue tra curve che sembrano essere fatte apposte per andare in moto, su un asfalto incantevole senza l’ombra di una buca, attraverso paesini formati da tante piccole case di legno, con i tetti tipici alpini e i balconi pieni di fioriere colorate e scintillanti, fino ad arrivare alla città di Bolzano. Mi incontro con il mio amico Giuliano (che è così fortunato a lavorare in quel paradisoJJ!) e trascorriamo la sera seduti davanti ad un tavolo a mangiare salumi e formaggi della zona insieme ad altri miei vecchi amici che non vedono l’ora di “scappare” e tornare nel magnifico Salento!
Il giorno seguente, dopo aver ritirato un pochino di contante, parto in direzione del confine. Il viaggio, da ora in poi, sarà prevalentemente su strade statali e mai su autostrade. Attraverso stupendi paesini montani, faccio una piccola sosta a Bressanone e poi continuo fino ad arrivare a Brunico dove, parcheggio la moto e faccio un giretto per il centro. E’ orario di pranzo, così decido di mettere sotto i denti un buon dolce. Riparto, attraverso Villabassa e Dobbiaco ed infine arrivo al confine con l’Austria dove però è rimasto solo il palazzo della vecchia dogana. Sono in Austria. Il viaggio è sempre più interessante. Panorami magnifici con cascate stupende si aprono ai miei occhi dopo ogni curva, montagne altissime mi cullano durante la guida, animali selvatici attraversano la strada e il profumo della natura inebria la mia mente!
Il mio stomaco si batte per avere qualcos’altro, così mi fermo a mangiare un panino con una bella salsiccia. Riprendo la guida, attraverso il tunnel Felbertauern (a pagamento, 8€ per moto e 10€ per auto!), la strada è un susseguirsi di curve in paesaggi meravigliosi, quelli da ripagare in maniera completa le fatiche per raggiungerli. Rallento sempre più, quasi per fermarmi. Avrei voglia di rimanere “immerso” in quella natura incontaminata e tra quelle montagne così alte. Dopo diverse ore di guida, arrivo finalmente a Salisburgo. Il mio GPS mi porta in giro per la città a cercare un alloggio per la notte, ma i prezzi sono elevati per il budget che mi ero prefissato, così alla fine, esco fuori pochi chilometri e mi sistemo in una campeggio. Salisburgo è una bella città, molto romantica e piena di turisti. Dall’alto del castello ammiro, senza fiato, questa città dove nacque e visse fino all’età di 17 anni il grande compositore W. A. Mozart. Passeggio tranquillo per le belle vie dell’elegante centro pieno di negozi di souvenir e prodotti tipici. Una rilassante musica classica suonata da bravissimi artisti per strada accompagna la mia passeggiata. E’ un atmosfera unica, sembra di essere tornato indietro nel tempo! Immagino le carrozze dei nobili e priori dell’epoca solcare il manto lastricato di queste vie, lungo il fiume.
Dopo una giornata di relax nella città mozartiana, riprendo la mia moto, mi immetto in autostrada e dopo aver acquistato una vignette per 10 giorni (è il minimo consentito; costo 4,30€ per moto), mi dirigo verso Vienna. Sosto un’oretta nella cittadina di Linz, visito l’Alter Dom, Hauptplatz, Altstadt e chiacchiero qualche minuto con un italiano che è lì con il suo gruppo teatrale (www.silenceteatro.it). Incrocio anche una coppia di motociclisti francesi che avevo conosciuto due giorni prima per le vie di Salisburgo. Voglio arrivare a Bratislava e quindi continuo senza sosta in direzione di Vienna. Il sole è alto e fa caldo, ma fortunatamente il vento della moto mi refrigera un pochino. Sento emozioni che non provavo da tempo…quel senso di libertà che solo viaggiando in moto si può avere! Supero diverse indicazioni delle uscite per Vienna e proseguo per la Slovacchia. L’autostrada finisce e la strada diventa stretta e abbastanza trafficata. Svolto a sinistra e dopo un lungo rettilineo in mezzo a coltivazioni di girasoli, mi ritrovo alla frontiera Slovacca. Un veloce controllo del passaporto (anche se basta la carta d’identità!) ed eccomi sulla strada che porta dritto dritto a Bratislava. Il paesaggio cambia e anche le macchine, le persone non sono quelle che incontravo pochi chilometri prima in Austria.

Arrivo nella capitale Slovacca e mi metto subito alla ricerca di un ostello. Dopo vari tentativi ne trovo uno, ma alla reception vogliono subito Dinari Slovacchi ed io ancora non ho cambiato i miei euro! Allora decido di trovare un altro ostello dove il personale sia anche un pochino più gentile. Passo affianco una banca e mi fermo a cambiare 70 € (mi accorgerò di aver cambiato un pochino troppo per solo 1 giorno!). Arrivato all’ostello prendo una stanza (costo 252 Kn). L’esterno del palazzo è “poco curato” e all’interno sembra ci sia stata una guerra! Comunque a me sembra una buona sistemazione (nei miei viaggi sono abituato a ben altro!). Trascorro la serata nel centro della città in mezzo a decine e decine di ristoranti, locali, pubs…. e ammiro con senso di “devozione” la bellezze delle ragazze slovacche! Consumo la mia succulenta cena servita da una cameriera alta circa 185cm, bionda, occhi azzurri, un viso d’angelo, un corpo statuario…insomma una vera e propria modella, quelle da far perdere la testa a qualunque uomo! Torno all’ostello con il cuore infranto, innamorato centinaia di volte, e faccio una chiacchierata con due studentesse che mi raccontano che l’ostello viene utilizzato soprattutto da ragazzi e ragazze che studiano all’università.
La notte non riesco a dormire. Un vento fortissimo si abbatte sulla città e ho paura che la moto venga scaraventata a terra. Tant’è che decido di alzarmi e andare a controllare. Il vento fa veramente paura, ma la moto è sempre lì, sistemata fuori in un angolino dietro una macchina. Il giorno seguente, di buon ora, riprendo la via in direzione della Repubblica Ceca. La temperatura non è alta, fa fresco ma riesco comunque a godermi i panorami che si susseguono. Attraverso paesini dove ancora lo stile comunista è visibile, supero macchine che si vedono nei film di spionaggio durante la guerra fredda, incrocio lo sguardo di ragazze magnifiche che aspettano l’arrivo dei pullman.
E’ sabato, arrivo alla frontiera della Repubblica Ceca. Anche qui, un veloce controllo del passaporto (basta la carta d’identità) ed eccomi in terra Ceca. Proseguo per Brno, famosa cittadina per la pista di motociclismo. Mi accorgo, una volta arrivato in città, che proprio in quei giorni è in svolgimento la SuperBike. I cartelloni con Max Biagi tappezzano le vie del centro. Mi reco in diversi B&B, ma è tutto occupato. Anche gli alberghi registrano il tutto esaurito, così mentre sto decidendo se andar via o meno, vedo una Pensione. Sono fortunato, la struttura è nuova ed è molto accogliente. Trascorro la serata nelle vie del centro e visito il castello dove Silvio Pellico ed altri italiani furono rinchiusi.
La mattina seguente carico i bagagli sulla moto e parto in direzione Praga. Si, oggi raggiungerò la capitale Ceca dove mi fermerò qualche giorno.
Guido tranquillo in autostrada, la temperatura è abbastanza fresca e decine di moto da strada con motociclisti che sembrano debbano partecipare al MotoGP mi superano a velocità sostenute. Dopo alcuni chilometri arrivo all’uscita che porta alla pista di Brno. Visto che ci sono perché non andare a vedere? Arrivo al parcheggio dopo pochi minuti e migliaia di moto da corsa sono lì parcheggiate. I proprietari vedono la mia Hornet con le due valigie laterali d’alluminio, borsa da serbatoio, baule posteriore e per finire me che indosso un paio di jeans anziché una di quelle tute spaziali che indossano loro e chissà cosa avranno pensato! Sono due modi diversi di concepire la moto. Io la vedo come mezzo magnifico per visitare il mondo, loro come corse e velocità. Visto che voglio raggiungere Praga il più presto possibile, giro la moto e torno indietro. Il cielo è sempre più scuro infatti dopo alcuni minuti, arriva una pioggerellina che mi costringe a fermarmi per indossare l’anti pioggia. Che cosa santa che ho fatto! Dopo alcuni chilometri, la pioggerellina diventa un’acquazzone. Sotto questo cielo scuro e piovoso arrivo nella capitale Ceca. Il mio GPS mi guida fin davanti l’ostello dove, sistemati i bagagli nella stanza, faccio amicizia con due ragazzi milanesi che avevano trascorso il weekend. Mi danno delle dritte sui locali da frequentare nei giorni seguenti. Inizio subito a visitare la città. E’ meravigliosa! Tantissimi turisti affollano le vie del centro pieno di negozi di souvenirs, bars, ristoranti, ambulanti…
Passeggiando alla ricerca di una banca (purtroppo è domenica e son chiuse!) incrocio una ragazza bellissima. Alta 1,80, capelli castani lunghi, occhi chiari, fisico da urlo, indossa una top bianco attillatissimo e un pantalone fusaux celeste. Non perdo l’occasione per fare una battuta in inglese. Lei mi risponde e così non me la lascio sfuggire! Inizio a parlarci e quando le dico che sono italiano, lei inizia a parlare la mia lingua…siamo a cavallo! Un appuntamento per la sera e voilà….Praga mi piace sempre più!:)

Continuo la mia passeggiata per il centro e finalmente arriva sera…. Passiamo a raccontare il giorno seguente!
Dopo un’abbondante colazione all’ostello, cartina della città alla mano (di quelle che danno gratis agli uffici informazioni), esco fuori e mi dirigo in giro alla scoperta della città in maniera più completa rispetto a ieri pomeriggio. Il centro della città è suddiviso in 5 zone situate a est ed ovest del fiume Vltava. A est vi è Stare Mèsto (dove c’è la piazza della vecchia città, l’orologio astronomico, piazza della Repubblica) e Josefov (quartiere ebraico con le sue stupende costruzioni). A ovest vi è Hradcany (castello della città, chiesa di San Nicola, chiesa di Loreto, diversi giardini panoramici e sede di quasi tutte le ambasciate), Malà Strana (torre Petrìn, la funicolare, panorami magnifici sulla città) e infine Letnà. Da visitare (è impossibile non capitarci!) il famoso ponte (Charles Brighe) che collega i quartiere di Stare Mesto con Hradcany.
Sono seduto ad una panchina proprio sotto la torre di Petrin, costruita nel 1891 da Prasil come copia della Torre Eiffel di Parigi conta 299 gradini che si fanno con piacere a meno che uno non soffra di vertigini! In questo caso, farebbe meglio ad ammirarla da sotto! Per arrivarci c’è la funicolare altrimenti si sale a piedi. Basta un pochino di allenamento per farcela…naturalmente con questo caldo si suda non poco!
Sono nuovamente seduto, questa volta sulla gradinata della statua di Tomas Masaryk in piazza Hradcanske di fronte all’entrata del castello e al bordo di uno dei punti più panoramici di Praga. Ammiro la città ascoltando un gruppo di musicisti che suonano musica tradizionale. Sono veramente felice di essere qui! Alle 14 vedo il cambio della guardia (avviene ogni ora).
Il giorno seguente percorro una cinquantina di chilometri in moto sotto la pioggia e visito il castello di Karlstejn. E’ un castello medioevale, tenuto magnificamente. Aspetto il mio turno e, con altri turisti, visito l’interno del castello. Torno a Praga e mi dirigo in centro per fare qualche foto di rito!
Oggi lascio Praga, il cielo è nuvoloso, nella notte ha piovuto parecchio, ci sono pozzanghere per terra e il mio GPS mi indica la strada da seguire verso nord. Che bella invenzione il GPS, anche se mi mancano “le grandi manovre” sul serbatoio della moto cercando di orientare la cartina. Con il Gps non riesco più ad orientarmi. Mi faccio “rapire” da quel piccolo schermo e mi affido ciecamente al suo “orientamento”!
Praga, una città adatta alle coppiette per il suo romanticismo, alle persone meno giovani perché rilassante, ai singles perché divertente e piena di bellezze (non solo monumentali!)…insomma, Praga è una città per tutti i gusti!

Sotto un cielo plumbeo mi dirigo verso nord alla scoperta della zona termale della Rep. Ceca. Karlovy Vary è una bella cittadina della Boemia occidentale e fa parte di un gruppo di località termali ricche di sorgenti d’acqua calda che offrono ai visitatori una dimensione di spartana tranquillità. La cittadina si estende in una vallata stretta con ripidi pendii boschivi e l’attività che ruota intorno alle sorgenti termali ha portato ricchezza e benessere. Cammino tra le vie eleganti del centro, dove noto le graziose costruzioni delle terme, con le tipiche strutture coperte dove la gente non più giovanissima passeggia sorseggiando l’acqua termale da bizzarri bicchieri in porcellana a forma di pipa.
La guida prosegue in mezzo a paesaggi rurali come quelli che la mia mente immaginava tipici di questi luoghi. Raggiungo Frantiskovy Làzne, un paesino unico, dove predomina il giallo delle facciate delle case, faccio una rilassante passeggiata in mezzo a strade alberate, parchi, giardini e lungo la via centrale piena di classici negozi di souvenirs. Riprendo la mia corsa fino a giungere a Marianské Lazne, la terza città termale, meno affollata delle altre, ma ricca di sorgenti. Visito il centro e la collina sovrastante, piena di alberghi elegantissimi, a bordo della mia moto.
Proseguo in sella alla motocicletta in direzione sud-est, oltrepasso paesi anonimi con edifici fatiscenti e sgradevoli in molti dei quali, per non dire in tutti, si respira ancora un’atmosfera che sembra far rivivere il periodo comunista.

La tappa di oggi è Plzen, la città natale della famosa birra Pilsner, diventata una vera e propria istituzione della Repubblica Ceca, tant’è che quando c’è stata la possibilità che fosse acquistata da una società straniera, lo Stato è intervenuto bloccando la trattativa di vendita. Visito i pochi monumenti del centro, una mostra fotografica e, mentre son vicino allo stadio, comincio a sentire una musica provenire da lontano, così decido di avvicinarmi. Intravedo decine e poi centinaia di giovani….sì, c’è una festa nel piazzale dell’industria della birra. Un gruppo musicale accompagna le tante felici bevute da parte dei giovani presenti. Non mi resta altro che unirmi a loro! Miroslav, un ragazzo che ho conosciuto durante la festa, mi accompagna per i locali di Plzen e mi fa scoprire la parte trasgressiva della città! Veramente niente male!!!!!
E’ veramente tardi stamattina, ieri ho fatto le ore piccole in giro per i locali della città. Scambio qualche parola con Narbel, un ragazzo brasiliano, e con Francesca, la sua ragazza italiana di Milano, che stanno girando il mondo in bicicletta! Beati loro….come li invidio! (per sapere delle loro avventure: http://www.eurovias.com.br/).
La cosa più curiosa che è capitata a Narbel non poteva non essere successa in Italia, a Napoli. Arrivato nella città partenopea gli hanno rubato il passaporto e quando è andato in Questura a denunciare il furto, i questurini gli hanno chiesto un documento utile per il riconoscimento, ma quando Narbel gli ha mostrato la sua carta di identità brasiliana, gli agenti hanno detto che non poteva essere accettata. Avrebbe dovuto mostrare assolutamente il passaporto! Ha dovuto chiamare l’ambasciata brasiliana e, visto che il suo viaggio in giro per il mondo è anche sponsorizzato dal Ministero dello Sport del Brasile, la Questura di Napoli ha consegnato a Narbel, in poco tempo, la denuncia di furto del passaporto.
Oggi lascio la Repubblica Ceca, l’Europa occidentale mi aspetta. Prendo l’autostrada E50 e arrivo in poche ore alla frontiera con la Germania che ancora continua ad esistere, ormai obsoleta, visto che la Repubblica Ceca è entrata in Europa dal 1° maggio 2004. Faccio una sosta a Ratisbona e poi continuo fino a Pfaffenhofen da una vecchia amica conosciuta durante i miei viaggi, nella vicinanze di Monaco di Baviera, dove mi fermo per la notte.

Trascorro l’intera mattinata con Dany e nel primo pomeriggio mi metto alla guida per raggiungere Fussen. Attraverso Monaco di Baviera, intravedo il nuovo stadio costruito per i mondiali di calcio del 2006, e guido sulla famosa “Romantiche Strasse” attraversando paesaggi meravigliosi. Arrivio a Fussen e dopo diverse peripezie riesco a trovare una stanza per la notte in un posto meraviglioso. La stanza è sistemata all’ultimo piano di una guest house tipica bavarese. Sdraiato sul letto riesco ad ammirare una stupenda cascata che si getta in un laghetto artificiale. Il panorama è semplicemente indescrivibile! Cala il buio della notte e gli unici rumori che si sentono sono l’infrangersi dell’acqua della cascata nel lago e qualche civetta sugli alberi vicini alla mia stanza.
Di buon ora mi dirigo verso il castello Neuschwanstein di Ludwing II e prenoto una visita dell’interno. Il castello sorge in una meravigliosa posizione che domina il lago Alpsee e vicino al castello Hohenschwangau (per visitare i due castelli insieme si può comprare un biglietto cumulativo -18 € -). Per raggiungere il castello Neuschwanstein è necessario camminare per circa 40 minuti su un sentiero asfaltato che parte dal parcheggio, in alternativa ci sono bus e carrozzelle trainate da cavalli.

Per non perdere tempo e soprattutto per non affaticarmi tanto, prendo un bus che in pochi minuti mi porta fin quasi alle porte del castello adagiato sulla cima di una montagna. Il panorama da lassù è stupendo. L’aria che si respira in mezzo a tutti quei boschi è fresca e rigenerante. Le sale interne sono maestose, qualcosa di unico. Ludwing II era un grande ammiratore del compositore Wagner e quindi tutti gli affreschi e il mobilio rispecchiano la forza delle sue opere.
Subito dopo la visita scendo ai piedi della montagna. La mia due ruote mi attende nuovamente. So che la mia vacanza è agli sgoccioli. Pochissimi chilometri ed eccomi entrare, senza neanche accorgermene, in Austria. Mi dirigo sulla Hahntennjochstrasse, una strada di montagna fatta apposta per i motociclisti. Incrocio tantissimi bikers, soprattutto austriaci e tedeschi. Ad ogni sosta c’è sempre qualcuno con cui parlare, scambiarsi opinioni, raccontarsi le “proprie grandi imprese” motociclistiche. Attraverso velocemente la Svizzera nel cuore dell’Engadina e arrivo a Saint Moritz. Scatto qualche foto di rito ed eccomi al confine di Chiavenna.

Sono di nuovo in Italia!

Il traffico, le buche sul manto stradale, gli automobilisti che sembrano essere tutti piloti di Formula Uno, i clacson che suonano appena il semaforo scatta verde, i sorpassi da destra di altri motociclisti…. Penso comunque che tra qualche ora tutto tornerà “normale” per la mia mente! Tra due giorni sarò di nuovo dietro la mia scrivania a pensare a queste due belle settimane trascorse in giro per l’Europa con la mia moto e iniziare a fantasticare su altre destinazioni da raggiungere.

Un lampeggio a tutti…. Alla prossima avventura!

CONSIGLI UTILI:

Bloc notes – Informazioni utili

Mangiare: in tutti i Paesi attraversati è sempre stato possibile trovare piccoli ristoranti, pizzerie o ambulanti che proponevano menu locali a base di carne o pesce a prezzi abbordabilissimi.
Dormire: Nessun problema per trovare alloggio. Ho dormito presso ostelli, pensioni e guest houses a prezzi convenienti (da 15 a 35 € a notte).
Cartine geografiche: Atlante stradale dell’Istituto Geografico DeAgostini “Viaggia l’Europa” 1:800.000; cartine per GPS GARMIN Europa dell’ovest.

CUORE GRANDE: PISA – DAKAR…CON UNA NAKED!



“Delle volte si rimane chiusi nel nostro intimo solo perchè si ha paura di credere ai propri sogni”



Ci sono viaggi che ti fanno capire di essere fortunati, ma ti fanno capire anche che la ricchezza materiale non è nulla se non c’è dentro di noi quell’umanità, rispetto e amore per il prossimo!
Ero tornato da un viaggio ad Istanbul dopo aver attraversato tutti i Balcani a bordo della mia motocicletta e visto gli effetti devastanti della guerra dello scorso decennio, quando ho iniziato a pianificare il mio ritorno nel “continente nero”! Essendo ammalato di una malattia terribile, il “Mal d’Africa”, l’amore per quella terra unica, magnifica, indimenticabile aveva occupato la mia mente!
In fase di organizzazione del viaggio, ho cercato di unire all’aspetto prettamente vacanziero del raid anche quello umanitario. Raggiungere il villaggio di Ngarigne (80 km a sud di Dakar) attraversando l’affascinante Marocco, l’infinito e misterioso Sahara Occidentale e la colorita savana senegalese in sella ad una moto naked (la mia Honda Hornet 900) per portare un piccolo aiuto ai bambini della scuola materna ed elementare del villaggio. Filippo Aghito si è unito alla grande avventura con la sua “Duna” (Yamaha Tenerè 600 abbastanza datata e con tanti chilometri alle spalle!)
All’iniziativa “Cuore Grande: Pisa – Dakar…con una naked!” hanno aderito diverse Aziende, Scuole, parenti e amici che hanno versato un contributo direttamente sul c.c.b. della Fondazione “aiutare i bambini ONLUS”. Con il ricavato e l’aiuto di tutti sarà ora possibile iniziare la costruzione di una sala mensa nella scuola del villaggio.
Dopo aver preparato tutti i documenti necessari, acquistati i biglietti della nave e dell’aereo e organizzato il trasporto della moto per il ritorno, arriva il giorno della partenza. In un soleggiato ma freddo pomeriggio di novembre iniziamo la nostra avventura partendo da “piazza dei miracoli” di Pisa e raggiungendo Genova dove la mattina successiva ci imbarchiamo su una nave della compagnia COMANAV non dopo aver trascorso più di 3 ore al check-in in quanto il mio nominativo e la mia motocicletta non erano inseriti nella lista “passeggeri”. Una traversata lunga oltre 48 ore ci porta a Tangeri da dove inizia la nostra permanenza in Africa, che, attraverso circa 5.000 km da nord a sud, ci porterà a Ngarigne, piccolo villaggio sulla Petite Cote in Senegal.
Arrivati al porto marocchino, senza più il mio gps rubato in cabina, dopo un controllo alla dogana e la consegna della “dichiarazione d’immissione temporanea del mezzo” (modello D16 bis) già compilata a bordo della nave, usciamo subito dalla città e ci dirigiamo a visitare le grotte di Ercole. Ci fermiamo ad Asilah per la notte e con un semplice giro in centro, io mi accorgo subito di essere in un altro mondo; Gente con i muli per strada, nella via centrale del paese tanti uomini che sembrano indaffaratissimi e che discutono in modo molto animato, negozi pieni di televisori vecchi oramai “reperti archeologici” dai noi, alimentari pieni di spezie, sale barberie e piccoli snack bar al limite dell’igiene (oserei dire di aver utilizzato un metro di valutazione molto ampio!). Prendiamo un buonissimo thè alla menta, ma attenzione a quando si prende il bicchiere…è bollente!
Il giorno seguente un veloce trasferimento autostradale sotto un diluvio universale ci porta a Casablanca dove pernottiamo per una notte al camping “Oasis”. Il giorno successivo chiediamo il visto per la Mauritania in ambasciata, io faccio l’assicurazione per la moto in quanto la mia carta verde non copre questo Paese e infine visitiamo la grande moschea di Hassan II. E’ buio ma decidiamo comunque di ripartire e, nonostante non si veda nulla, eccoci arrivare a Marrakech, una città molto, forse troppo, turistica! Il Marocco non era quello, lo avevamo già scoperto nella nostra prima sosta e soprattutto lo avremmo scoperto nei giorni seguenti.

Dopo una passeggiata nel “labirinto” della medina e nella piazza Jamel Fna ammirando il minareto di Koutibia riprendiamo la strada in direzione Agadir. Strade di montagna, piccoli paesi, mercatini pieni di mercanzie, strade pericolose (ho preso in pieno, all’uscita di una curva, una lingua di cemento fresco caduto da qualche bidoniera e non so come sono riuscito a rimanere in sella alla moto!)…
Arrivati ad Agadir, città marocchina piena di alberghi lussuosi e residence con “parecchie stelle”, ci sistemiamo subito nel campeggio “Agadir” dove incontriamo coppie di italiani che con i loro camper vengono a “svernare” da queste parti e visitiamo il centro e il lungomare. Il giorno successivo superiamo Guelmin, la città degli “Uomini blu”, chiamati così a causa della polvere color indaco che, per ripararsi dal sole, si spalmano sulle zone del corpo e dagli indumenti tipici della gente tuareg e cittadina famosa per il suo mercato di cammelli (anche se lo si dice più per attirare qualche turista!) e, dopo altri 125 km nel nulla, raggiungiamo la cittadina di Tan Tan dove ci accolgono due grandi statue di cammeli ad indicarci che siamo entrati nel Sahara Occidentale. Il paesaggio è cambiato a vista d’occhio. Il verde dell’Alto Atlantico ha lasciato spazio al terreno arido, fatto di terra rossa e cespugli bassi. Iniziamo a vedere ed “assaporare” la sabbia del deserto. Io comincio ad immaginarlo, ma mi sbaglio. Più ci spingiamo a sud e più spettacolare diventa il nostro viaggio. Un vento pauroso ci fa guidare in piega. Siamo sulla P41, la strada che conduce in Mauritania, siamo alle porte del Sahara, chiamato ex Sahara Spagnolo in quanto sotto il controllo degli iberici fino alla metà degli anni 70. La fisionomia della gente, le costruzioni, i villaggi, i mezzi di trasporto, il modo di comportarsi delle persone cambiano radicalmente rispetto al Marocco visto fino a quel momento.
Il viaggio è ancora lungo, ma siamo emozionantissimi. Noi, con le nostre fidate moto in mezzo al nulla con destinazione l’Africa nera!
I nostri pranzi e cene nei tipici locali marocchini a bordo delle strade tra le carni appese in bella vista con centinaia di mosche che girano intorno, sono diventati la nostra normalità. Stasera ci gustiamo degli ottimi spiedini di fegato di capra ai ferri, conditi con un sugo di cipolle rosso, il tutto accompagnato da un buonissimo e morbidissimo pane e da una aranciata che ha un sapore stranissimo!
La tappa che da Tan Tan ci conduce a Laayoune è la più dura, quella che rimarrà indelebile nelle nostre menti, quella che assoceremo sempre a questa indimenticabile avventura!

Vento forte, sabbia ovunque, visibilità bassa, caldo afoso… Ci fermiamo a fare una sosta e bere qualcosa in una stazione di servizio a sud di Sidi Akhfenir, “tra la sabbia e la sabbia”, e conosciamo un trio di motociclisti olandesi che partecipano alla “Amsterdam – Dakar Challenge”. Ripartiamo e neanche il tempo di inserire la marcia più alta, che troviamo sull’asfalto delle lingue di sabbia più o meno lunghe. I miei occhi si spalancano e il cuore mi sale in gola, con le gomme stradali della mia Hornet devo riuscire a superare questi ostacoli. Mentre Filippo piano piano riesce a superarle, io con le gomme sgonfie e ad alta velocità provo a passarci dentro. Supero la prima, la seconda, la terza, ma alla quarta finisco a terra. Un camionista di passaggio mi aiuta ad alzare la moto e mi spinge fuori dalla sabbia. Il vento è sempre più forte, la strada si vede a malapena. Tanti pensieri mi vengono in mente. Ancora sabbia, ancore piccole dune sull’asfalto, altra caduta. Stavolta è un motociclista olandese che mi aiuta ad uscire dall’empasse e successivamente sono io ad aiutarlo in quanto la sua moto è insabbiata. La guida diventa un piccolo inferno. Io e Filippo maciniamo chilometri in quelle infernali condizioni e abbiamo voglia di fare una sosta. Arrivati nella cittadina di Tarfaya ci accorgiamo che si tratta di un ammasso di baracche in mezzo al deserto. Strade di sabbia e gente sull’uscio di casa ad aspettare non so cosa. Veniamo fermati in vari posti di blocco e dopo aver consegnato le nostre fiches (delle schede notizie con i nostri dati anagrafici, professione, n. di passaporto, ecc.) arriviamo a Laayoune. E’ una città piena di caserme. L’esercito e la polizia da queste parti è molto presente. Ci sistemiamo in uno degli alberghi più economici della città “Hotel Marhaba” (anche se è difficile definirlo albergo!), ci dedichiamo alla manutenzione delle nostre moto, facciamo una doccia in una “specie di bagno” e usciamo a visitare il centro. Ci accorgiamo subito che si tratta di una città molto animata (rapportato alle loro tradizioni!) e ascoltiamo anche della musica locale che dopo pochi minuti diventa infernale per le mie orecchie!
La mattina seguente dopo aver fatto alcune foto e visitato la parte spagnola della città, ci dirigiamo verso Dakhla. Io spero tanto che la strada sia migliore di ieri. La notte precedente avevo avuto degli incubi…avevo sognato infinite lingue di sabbia!
Il vento è forte anche oggi. Dovremmo riuscire a vedere l’oceano a ovest, ma c’è così tanta sabbia, che crea una nebbia sottilissima e fitta che non ci fa vedere nulla. Guido la mia moto che sembra di volare su una pista di sabbia. All’orizzonte non capisco se la sabbia ha invaso tutta la strada o è solo sabbia che si muove senza depositarsi sull’asfalto. Fortunatamente si tratta del secondo caso! Per chilometri e chilometri “mangio” sabbia e guido in piega. Quando incrocio tir provenienti dalla direzione opposta, il vento mi muove così tanto che sembra di andare a terra. Filippo invece con la sua “Duna” non riesce neanche a starmi dietro. Il vento lo fa sbandare da una parte all’altra della carreggiata! Superato Boujdour, il vento comincia a calmarsi, la guida diventa più piacevole anche se monotona. Alla mia destra e alla mia sinistra il nulla, di fronte invece vedo una lunga lingua di asfalto che si perde all’orizzonte. Non una curva che possa farmi muovere il manubrio! Mi fermo a bordo strada, prendo le taniche di benzina e riempo il serbatoio. Dopo aver mangiato un “tajinn” (piatto di carne con patate, cipolle e broccoli al forno) in un caffè pieno di mosche ed una insopportabile puzza di pesce avariato, proseguiamo il nostro viaggio e, come all’improvviso, ecco spuntare sulla nostra destra l’oceano Atlantico. Delle magnifiche scogliere a picco sono a due passi da noi. La meraviglia e lo stupore ci conquistano, e rimaniamo senza fiato ad ammirare ciò, che fino a poco tempo prima, non immaginavamo esistesse: quella terra e quel mare. Certo ci vuole tempo per sedimentare e per assaporare tutto questo senza paura. Ma il tempo è una delle più grandi risorse dell'Africa e tutto può depositarsi con calma nel cuore.

Riprendiamo la guida perché abbiamo voglia di raggiungere Dakhla. Superiamo un bivio ed un ennesimo posto di blocco ed improvvisamente si presenta la piana della laguna, una distesa sconfinata di sabbia solcata dalla strada. Più avanti il mare quasi lambisce la strada e appare in lontananza un’isola sospesa sull’acqua come un miraggio. Ci sembra di attraversare le acque come Mosè! Il panorama ai nostri occhi è indimenticabile. Io e Fili siamo lì, con le nostre inseparabili moto, in mezzo a quella infinita distesa di sabbia accarezzata dalle acque. Mille pensieri mi vengono in mente. In quel momento mi sento un uomo veramente libero, un uomo veramente felice, un uomo veramente realizzato!

Circa 4 chilometri prima di arrivare in città troviamo il camping Moussafir sulla sinistra ed entriamo per fermarci per la notte. Troviamo tutti i partecipanti della manifestazione “Amsterdam – Dakar Challenge”, conosciamo un ragazzo tedesco che con la sua bici cerca di raggiungere Tombouctou e alcuni giovani francesi che sono in vacanza con un monovolume bianco così la sera è una grande festa. Musica e alcool a fiumi. Da queste parti è quasi impossibile trovare alcolici, ma gli olandesi son partiti ben riforniti come d’altronde il mio amico di avventura Filippo che, da buon veneto, in una bottiglia di plastica si è portato una bella grappa che unisce ogni qualvolta ci prepariamo il caffè (minimo 2 volte al giorno)!
Ceniamo con buonissimi piatti di pesce pagando naturalmente prezzi molto ragionevoli.
Il giorno successivo decidiamo di rilassarci in laguna, così ci dirigiamo in spiaggia con le moto e piazziamo la tenda per trascorrere l’intera giornata e la nottata. Un rilassante bagno nelle acque dell’oceano, un sonnellino sdraiati sulla sabbia umida, un’ottima cena preparata sul forellino a gas ammirando il sole che comincia a scomparire all’orizzonte dietro una distesa di sabbia… la laguna di Dakhla! Infine a sera facciamo una chiacchierata in inglese con una coppia di sudafricani, che con il loro land rover attraversano l’intero continente nero, e poi in spagnolo con un ragazzo Saharawi orgoglioso della sua terra. La gente del posto è gentilissima, molto ospitale, educata e parlano quasi tutti lo spagnolo. Fino a 30 anni fa era territorio iberico! Mi parla del Sahawari e dei rapporti non idilliaci con il Marocco. E’ per questo motivo che da Tan Tan, città dove inizia il Sahara Occidentale o ex Sahara Spagnolo, è pieno di polizia, militari e si trovano infiniti posti di blocco. Nel 1975, dopo circa 2 anni di guerriglia tra le truppe spagnole e il Polisario (gruppo di lotta composto da gente Saharawi e supportato dall’Algeria), gli spagnoli si ritirarono e nonostante la Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja si fosse pronunciata a favore dell’indipendenza del Sahara Occidentale, il Marocco e la Mauritania occuparono quel territorio. Il Re Hassan II organizzò la Marcia Verde, in cui 350.000 civili marocchini disarmati attraversarono a piedi l’antica frontiera per riappropriarsi del territorio non facendo svolgere in questo modo il referendum promesso dalla Spagna prima del suo ritiro. La Mauritania abbandonò il Sahara Occidentale dopo pochi anni così il Marocco si appropriò di tutto il territorio. Per anni vi sono state continue azioni di guerriglia da parte del Polisario contro le truppe marocchine al fine di ottenere l’indipendenza. Solo con un “cessate il fuoco” stabilito dall’ONU nella primavera del 1989 si è messo fine al conflitto. Il governo marocchino, al fine di “tener buona” la gente Saharawi, garantisce diverse agevolazioni fiscali (per esempio: la benzina costa circa 0,60€ al litro, quasi la metà rispetto al Marocco del nord).
Il giorno seguente, di buon ora, riprendiamo la strada in quanto vorremmo arrivare a Nouadhibou in giornata. Maciniamo tantissimi chilometri sotto un sole cocentissimo tra una distesa alternata di sabbia bianca e rossa incrociando pochissimi camion carichi di materiale che provengono dalla frontiera. L’unica persona incontrata è un altro “pazzoide” che se ne va in giro con la sua bici nel bel mezzo del deserto! Superiamo il “tropico del cancro”. Il deserto qui ha proprio le caratteristiche dell’hammada. Creste screpolate di roccia galleggiano sulla sabbia, ammassi di sassi scuri si stendono sulla piana; rilievi cretosi foggiati a cumulo hanno un aspetto sinistro, sembrano residui di eventi lontani che hanno sconquassato il mondo. Parecchi km prima di arrivare alla dogana, all’altezza di una freccia che indica il villaggio Corbero, c’è un posto di blocco. Ai militari consegniamo i fogli già preparati con le nostre generalità, come abbiamo fatto altre volte.
Il paesaggio è movimentato da cumuli alti, poi c’è una grande duna bianca, quindi alture frastagliate, sovrastate da sassi ammonticchiati come pinnacoli.
Dopo alcune ore arriviamo alla frontiera marocchina di Guerguarat ma dobbiamo aspettare le ore 15 perché il funzionario della dogana è impegnato nel suo “riposino” pomeridiano! Dopo diversi controlli possiamo uscire dal Marocco. Appena alzano la sbarra della frontiera, l’asfalto finisce e lascia spazio ad uno sterrato che fa impallidire la mia moto! Siamo nella “terra di nessuno”: non siamo né in Marocco, né tantomeno in Mauritania! Seguiamo la pista e, arrivati ad uno svincolo, dobbiamo decidere se prendere la pista di destra o quella di sinistra. Avevo fortunatamente letto su un forum che quella di sinistra era preferibile in quanto si trovano i resti della striscia di asfalto spagnolo. Così è! Io, con la mia Hornet, riesco ad arrivare al posto di gendarmeria mauro mentre dall’altra parte vedo il furgone dei giovani francesi insabbiato in una conca di sabbia. Si dice anche che fuori dalla pista siano rimaste le mine dell’epoca della guerra tra Marocco e Mauritania, ma alcuni uomini locali, capre ed asini passeggiano tranquillamente tra i resti di carcasse di macchine.
Arrivati alla frontiera maura, entriamo, uno alla volta, in una capanna di lamiera dove 3 poliziotti con addosso delle uniformi che il nostro Esercito utilizzava nella Grande Guerra, registrano la nostra entrata sul passaporto e su un registro fatto di fogli volanti e poi ci chiedono un “chadoux”. Altra fermata obbligatoria alla dogana e pagamento di 10 € a testa con rilascio di ricevuta di 3.000 Oug. Appena usciti da questa specie di frontiera stipuliamo l’assicurazione (anche se è possibile stipularla a Nouadhibou con un risparmio di circa 3€!) e cambiamo del denaro con lo stesso assicuratore naturalmente in nero! In Africa non c’è bisogno di andare nelle banche a comprare la valuta locale, è possibile farlo dovunque, ma attenzione perché, seppur essere la normalità, rimane una cosa illecita.
Superiamo i binari della ferrovia e ci troviamo nuovamente ad un altro posto di blocco. Siamo sulla nuova strada tra Nouadhibou e Nouakchott. Giriamo a destra e dopo aver superato un ulteriore posto di blocco con richiesta anche stavolta di un piccolo chadaux arriviamo in città. Niente di più facile che muoversi a Nouadhibou. Superiamo la prima ed unica rotonda, la città è strutturata lungo l’arteria principale e qui si puònda ibou. un ulteriore posto di blocco con richiesta anche stavolta di un piccolo chadaux i asfa trovare tutto quanto si necessita. E’ un festival tipicamente mauritano, carretti che tengono “testardamente” la corsia asfaltata e veicoli a motore che invece si spostano a lato, taxi che incessantemente caricano e scaricano clienti ovunque, furgoni facenti la funzione di taxi collettivi, ammassi di ferraglia utilizzati come “automobili” e non solo… ed è stato simpatico vedere un cartello con scritto: “circolate con prudenza, la vostra auto vi può abbandonare in qualsiasi momento…”
Sistemiamo la tenda al camping “Baie du Lévrier” in pieno centro e scambiamo due chiacchiere con una coppia di italiani di La Spezia che con il loro Land Rover se ne vanno in giro per il deserto e usciamo a mangiare un boccone. Ci sediamo ad un ristorante e chiediamo un pollo arrosto. Nella mia mente rimane un’immagine che non potrò mai dimenticare: quella cucina affianco ai servizi igienici, quei gatti che aspettano che il cuoco desse loro da mangiare e vicino al nostro tavolo, una coppia di francesi e i loro due figli, uno dei quali di appena 1 anno e mezzo, che sono in vacanza in Africa con il loro furgone bianco!

Il giorno seguente andiamo a visitare la costa a sud della città dove decine e decine di relitti di navi sono abbandonati. Incontriamo un italiano che da oltre due anni lavora da quelle parti e che taglia quelle navi arenate e lasciate lì ad arrugginire per poi rivendere il ferro nelle più disparate parti del mondo. Fa caldo e dobbiamo ancora iniziare la nostra guida verso la capitale. La nuova strada è perfetta, non una buca, non un granello di sabbia ed una buona segnaletica. Ogni tanto vediamo delle tende maure e diversi dromedari. Le dune di sabbia si fanno sempre più alte e il leggero vento fa muovere velocemente la sabbia. La guida prosegue tranquilla con diverse soste per bere dell’acqua quando, all’improvviso, si rompe la catena della moto di Filippo. Ci fermiamo a ripararla non senza poche difficoltà e sentiamo dei suoni che sembrano delle voci provenire dal deserto. Ci giriamo a vedere di cosa si tratta e ci accorgiamo che è il vento. Dei suoni strani e magnifici. E’ vero quando si dice che in Africa non si è mai soli!
E’ tardi e il sole inizia a scomparire dietro alcune dune di sabbia. Dobbiamo percorrere ancora oltre 100 chilometri. Superiamo un posto di blocco e arriviamo a Nouakchott che è buio. Troviamo il camping “Nouvelle Auberge” e anche qui scambiamo qualche parola con una coppia di Sarzana che collaborano per l’associazione umanitaria “bambini del deserto” e che con il loro pick-up stanno tornando in Italia dopo aver attraversato il deserto dell’Algeria, del Mali e quello della Mauritania.
E’ l’ultimo giorno in Mauritania, oggi raggiungeremo il Senegal. Stiamo per arrivare alla nostra meta. Il paesaggio inizia a cambiare, il deserto lascia spazio alla savana, non vediamo più tende berbere ma solo muri di terra rossa e lamiera, i volti bellissimi delle donne non sono più coperti dal velo, gli uomini non indossano più il turbante nero tipico della gente del Sahara….l’Africa nera è alle porte!
Senza accorgercene arriviamo a Rosso. Saremmo voluti andare alla frontiera di Diama, ma invece entriamo in dogana dove un poliziotto ci prende i passaporti e tutti i documenti della moto. Inizia l’inferno, un ricordo “meraviglioso” che rimarrà indelebile nella mia mente. Io comincio a contrattare con il doganiere. Non dovremmo sborsare un centesimo di euro ma invece ci vengono richiesti diverse decine di euro. Alla fine, dopo più di un’ora di contrattazioni e per poter riottenere i nostri passaporti, paghiamo 20€ a testa e prendiamo il traghetto che ci conduce sulle sponde opposte del fiume Senegal. Altra frontiera, altro inferno! Anche qui veniamo assaliti da bambini e adulti che ci offrono il loro aiuto per superare i controlli della polizia e quelli doganali. I nostri passaporti vengono trattenuti da un poliziotto che scompare tra la folla. Pensiamo di averli persi, ma dopo circa 15 minuti ricompare il funzionario pubblico che ci restituisce i documenti timbrati. E’ tempo di andare in dogana. Mentre Filippo se ne sta comodamente seduto a terra a chiacchierare con un gruppo di ragazzi del luogo e controllare le moto, io provvedo a cambiare qualche euro in CFA, naturalmente in nero! Entro nell’ufficio doganale, faccio registrare i mezzi sul passaporto, pago la tassa d’ingresso e poi mi dirigo a stipulare l’assicurazione obbligatoria. Mi fanno entrare in una stanza con una scrivania e due sedie. Oltre al boss dell’ufficio, c’è un uomo che parla in inglese con me, un altro che ha deciso di fare da faccendiere, altri due uomini che seguono le contrattazioni e fuori dal locale decine di bambini curiosi che guardano la scena dai vetri sporchi della porta. Anche qui devo dare il meglio di me, per poter spuntare un prezzo “accettabile”. Finalmente io e Filippo ci rimettiamo in sella alle nostre moto e usciamo dalla dogana, non prima di aver pagato circa 1€ a testa come tassa al comune.
Siamo sulle strade del Senegal!
Immediatamente in un posto di polizia ci controllano i documenti e le attestazioni dell’assicurazione. La strada è in pessime condizioni. Buche grosse come crateri fanno impallidire gli ammortizzatori della mia moto, bambini che attraversano la strada senza fare attenzione, donne che camminano tranquille ai bordi della carreggiata…
Ho spesso riflettuto, attraversando i villaggi a bordo della mia “due ruote” e con in testa un casco spaziale da far incuriosire tutti, sulla differenza fra la giovane, triste ed annoiata mamma europea che spinge il passeggino verso l’ipermercato e la povera, spesso sorridente africana scalza che ti saluta, con il bambino sul dorso avvolto nello scialle.
Altre mamme le vedi battere il pesante pestello per frantumare i cereali del misero pasto, sempre con il bambino in spalla, la testolina che condola al ritmo dei colpi.
Altre, hanno preso, chilometri più in là, un po’ di frutta o verdure che sperano di vendere al mercato o ai bordi della strada, sempre con un fagottino sulle spalle, muto, perché è difficile sentire un bambino africano che piange.
Arriviamo a Saint Louis e ci sistemiamo nell’economico albergo “Café des Arts” dove la simpaticissima proprietaria ci prepara un’ottima cena a base di pesce. Rimaniamo 3 giorni nella cittadina passando il tempo a fare acquisti, rilassarci sulla spiaggia dell’oceano, seguiamo la finale di calcio del torneo cittadino in un campo sportivo gremito fino all’inverosimile e partecipiamo ad una visita guidata al parco naturale di Djoudj dove ammiriamo decine di specie di uccelli tra cui tantissimi pellicani.
Riprendiamo le moto e ci accorgiamo che i motori fanno degli strani rumori. Cerchiamo di capire di cosa si tratta, ma alla fine, dopo aver smontato e visionate vari parti, i rumori persistono. Io e Filippo decidiamo di partire ugualmente affidandoci alla volontà di Allah. Come si dice da queste parti: “in Shallah Allah”!
Sono emozionato perchè nel pomeriggio arriverò nel villaggio di Ngarigne, meta agognata da tempo. E’ un piacere guidare su queste strade molto belle che attraversano scene e scenari di vita quotidiana che mi porterebbero a guidare per centinaia e centinaia di chilometri… paesaggi vivacissimi, la gente è cordiale e disponibile, ci sono decine di carretti trainati da muli, capre libere a bordo strada, i bambini che ti salutano e gli anziani che ti guardano stupiti.
Nei pressi di Rufisque svoltiamo in direzione Lac Retba, più conosciuto come Lac Rose, nome derivante dal colore delle sue acque a causa dell'intensa presenza di sale e posto famoso perchè sede dell'ultima tappa della Paris – Dakar.
Breve sosta e poi proseguiamo in direzione Mbour sulla Petite Cote e iniziamo la ricerca del villaggio di Ngarigne in quanto non si trovano indicazioni stradali. Arriviamo davanti la scuola dove ci aspetta il Sig. Albert Saar, direttore dell’istituto, precedentemente avvertito del nostro arrivo. Io e Filippo siamo felicissimi, ci abbracciamo e ci congratuliamo a vicenda. Ce l’abbiamo fatta!


Il giorno seguente andiamo a scuola e lì troviamo tutti i bambini che ci stanno aspettando impazienti. Al nostro arrivo due bellissime bambine ci consegnano dei fiori e tutti gli altri iniziano a cantare: Happy birthday! E’ il giorno del mio compleanno! Qualche lacrima comincia a scendere dai miei occhi. I sorrisi e gli sguardi felici di quei bambini mi riempiono di gioia. Sono felici perché due persone “nuove” sono lì per loro, a portare la loro presenza. Iniziamo la consegna dei gadgets forniti dagli sponsors: cappellini, matitine, portachiavi, piccoli elefantini e palloncini. I bimbi sono felicissimi. Vederli correre dietro un palloncino che gonfiamo e che lanciamo in aria mi fa venire i brividi! Ci salutano tutti e ci sorridono felici. Nei loro occhi vediamo la gioia e la loro semplicità.
Quei bambini mi hanno regalato per il mio compleanno un qualcosa che nessuno mi aveva dato prima: la semplicità di un sorriso vero!

Io e Filippo trascorriamo 4 giorni sulla Petite Cote, giocando con i bambini della scuola, visitando il villaggio dei pescatori di M'Bour, la tanto turistica Saly, la strana ma bellissima isola di conchiglie di Joal-Fadiouth e aiutando Albert a montare una rete nel giardino della scuola. Lungo la nostra guida a sud del Senegal ammiriamo le tante foreste di baobab, la pianta africana per eccellenza, caratteristica per essere vuota all'interno. Per questo motivo vi è tanto artigianato in legno, non di baobab ma di ebano. Molti sono i prodotti offerti dall'artigianato locale, dalle statuette alle maschere. Avendo consegnato i gadgets a scuola e donato alcuni miei indumenti, le borse della moto sono scariche così faccio il pieno di questi oggetti.
E’ il giorno della partenza. Salutiamo Albert e tutte le altre persone conosciute in questi ultimi giorni e ci promettiamo di rivederci in futuro. Mentre attraversiamo il villaggio e quelli vicini, i bambini della scuola che aspettano il pulmino con le loro mamme ci salutano festosi e ci chiamano per nome. Ricambio il saluto con un suono di clacson. Sono felice e ho il cuore in gola!
Arriviamo a Rufisque dove abbiamo l’appuntamento con Paolo, lo spedizioniere della Macedonia Adventures. Più ci avviciniamo a Dakar e più il traffico diventa caotico. Smog, sabbia, fumo… non riesco più a respirare decentemente! A pomeriggio portiamo le moto al porto e le carichiamo in un container. Il rapporto che si è creato con la mia moto è così “umano” che la saluto e le auguro buon viaggio. L’aspetterò impaziente in Italia tra circa 3 settimane!
E’ così strano, siamo a piedi. Le nostre inseparabili motociclette non ci sono più. Io e Filippo raggiungiamo in taxi il paese di Yoff a nord di Dakar che, nonostante sia distante solo pochi chilometri, dato l’intenso traffico, trascorriamo circa 2 ore in compagnia del tassista! Ci sistemiamo nell’economico ma carino albergo “Lumumba” e trascorriamo il giorno seguente in spiaggia a prendere il sole e mangiare pezzi di anguria e cocco. A notte inoltrata ci imbarchiamo sull’aereo che ci riporterà in Italia facendo scalo a Lisbona. Perdo la coincidenza e così ho anche l’opportunità di visitare la capitale portoghese.
L’avventura è terminata. Questo viaggio è stato un susseguirsi di incontri con volti nuovi, usanze differenti, parole e discorsi dal sapore sconosciuto. Ogni incontro con una persona è stato un viaggio per me, uno scoprire nuove terre, spazi impensati, accorgermi di frontiere e di emozioni inimmaginate.
Gli africani sono gente sorridente. Molti vivono tutta la vita con niente, ai bordi delle strade, davanti a case che di case non sanno davvero. Ma gli sguardi, le facce, sono fieri e sereni. In alcuni villaggi del Senegal, l’uomo è ancora alle origini, cammina sulla terra rossa e calda, vive in comunità, la gente è un tutt’uno. Hanno poche cose ma lo spirito è calmo, positivo, pieno di speranza. I bambini sono i bambini del villaggio, non solo dei loro genitori, vengono tutelati da tutti gli abitanti. Gli anziani stanno insieme a tutti gli altri e nessuno è mai lasciato a se stesso.
Ho visto bambini che non hanno nulla, nemmeno un giocattolino, nemmeno un vestitino addosso, correre sorridenti e gioiosi in giro per le strade, portandosi appresso solo la loro voglia di crescere. E' la comunità che conta, la solidarietà, la famiglia nel senso più completo del termine. Anche nei quartieri di Dakar o Noudibhou o Nouchkott dove ho visto regnare la miseria, la sensazione non è mai stata quella di compatire, ma di rispettare la loro fiera compostezza. Nemmeno per un minuto mi sono sentito “superiore” perché vivo in un mondo dove c’è tutto. Invece tante volte ho chinato la testa davanti a quegli sguardi espressivi, pieni di speranza e di voglia di vivere che mi facevano seriamente riflettere sul mio modo di vivere, sui miei comportamenti, sulle mie paure ed ansie.
Forse la nostra società occidentale, fatta di cose, di beni materiali, fondata sul concetto dell’individuo e del profitto si è un po’ allontanata dalla natura autentica dell’essere umano.
L’Africa nera non è un semplice luogo dove andare per prendere la tintarella. I quasi 5.000 chilometri percorsi mi hanno aiutato a “capirmi”. Il viaggio mi ha scombussolato, ha fatto traballare quei valori che sembravano essere fondamentali, ma che invece non lo erano, ha rafforzato quelli veri, autentici ed importanti!
Camminavo di sera nel villaggio di Ngarigne, l’unica luce era quella della luna e delle migliaia di stelle, gli abitanti del villaggio erano seduti davanti le porte di case fatte di terra rossa, le ombre delle persone che incrociavo scivolavano lievi coperte di silenzio e mi lanciavano un “ca và?” (come stai?), senza fermarsi e mi lasciavano dentro una grandiosa lezione di vita e quel senso di stupenda dignità della miseria che premiano il mio girovagare per questa magnifica terra….l’Africa!


CONSIGLI UTILI:
Preparare il modello D16 bis in nave, in modo da non perdere tempo una volta sbarcati;
Chiedere il visto per la Mauritania in ambasciata maura a Casablanca in quanto costa 200Dih (circa 20€) anziché 50€ come richiesto a Roma (portatevi nr. 2 fotografie formato tessera);
Preparatevi, prima di partire, delle schede notizie in francese in modo da non perdere tempo agli infiniti posti di blocco (nome, cognome, nr. passaporto, data e luogo di emissione, professione, tipo e targa del mezzo, ecc.);
A Laayoune c’è l’ultimo distributore di benzina verde, da lì in poi, solo super e gasolio;
Arrivare prima delle 16 alla frontiera di Guerguerat, perché mentre quella marocchina rimane aperta fino alle 18, quella maura chiede alle 16;
Attenzione al cambio (in nero) in Mauritania. I cambiavalute cercano di far valere 1€ circa 33 oug anziché 330! Si può spuntare anche 340 oug a Noudibhou e 350 oug a Nouchkott;
Fare l’assicurazione del mezzo a Nouadhibou anziché alla frontiera. Si risparmiano circa 3€ per un’assicurazione di 4 giorni;
Possibilità di fare carburante al distributore sulla strada Nouadhibou – Nouakchott al km 175 provenendo da nord.
Cercare di evitare la frontiera di Rosso, altrimenti armatevi di pazienza e sfornate le vostre migliori doti di contrattatore cercando di pagare il meno possibile;
Chiedete sempre la ricevuta nel caso in cui la polizia volesse elevarvi una multa. La maggior parte delle volte vi lascerà andare!;
Non cercate di andare da soli in giro con il mezzo a Dakar. E’ facilissimo perdersi!;
Attenzione ai cambiavalute all’aeroporto di Dakar. Vi cambieranno le banconote locali con monete di euro. Contatele nuovamente quando ce le avrete in mano prima di consegnare le vostre banconote. Sono dei prestigiatori!

DOCUMENTI PER IL VIAGGIO:
Patente internazionale;
Libretto internazionale di circolazione se la moto non è più vecchia di 5 anni, altrimenti carnet de passage;
Libretto di vaccinazione febbre gialla;
Assicurazione da fare in ogni Paese, escluso il Marocco se la vostra assicurazione faccia valere la carta verde in quel Paese;



L’Associazione umanitaria:
Fondazione “aiutare i bambini ONLUS”


Si ringraziano i seguenti sponsor:

Ferrino & C. S.p.A.
Tucano Urbano s.r.l.

Istituto Professionale di Stato Servizi Alberghieri e della Ristorazione “G. Matteotti” – Pisa

Vueffe Racing – Pisa
GIVI s.r.l.
Agenzia viaggi Lunella affiliato “Pinguino” – Pisa
Scuola media statale - Navacchio (PI)
Studio di consulenza del lavoro del Dott. P. Babbo – Lecce
Officina “G. Carneschi”- Ospedaletto (PI)
Viviana Bruno e i suoi amici del Politecnico di Torino
Amici e parenti!